Esorcismo e possessioni al cinema

Esce quest’oggi nelle sale italiane L’ultimo esorcismo, pellicola che torna ad esplorare in formato reality il prolificissimo filone delle possessioni demoniache in celluloide tanto caro al cinema di genere, che in oltre un trentennio ha saputo sfruttare ataviche suggestioni pseudo-mistiche miscelando folklore, superstizione e religione allestendo su grande schermo un teatrino delle ombre che non manca di volta in volta,  a prescindere dalla qualità delle singole pellicole, di regalare qualche piacevole brivido.

Cosa funzioni tanto in questo genere di pellicole che si sono create una propria identità cinefila all’interno dell’affollatissimo cinema di genere è presto detto, la componente ansiogena dei contenuti, la possessione vissuta come un vero e proprio contagio, con tanto di sintomatologia e raccapriccianti mutazioni fisiche che portano il pensiero ad un virus sovrannaturale o ad un oscuro disagio psichico da cui non ci  sono difese e che può colpire chiunque e dovunque.

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I bruttissimi, The Covenant

Oggi per i film da dimenticare ripeschiamo il recente The Covenant, pessimo thriller-sovrannaturale con protagonisti giovani stregoni figaccioni e diretto da un Renny Harlin in questo caso palesemente indeciso tra atmosfere glamour da teen-drama televisivo e un edulcorato horror formato family, risultato un disastroso ed insipido ibrido fantasy.

The Covenant è la dimostrazione di quanto danno si possa fare cercando di catturare un determinato target di pubblico addomesticando oltre il consentito un genere versatile come l’horror, finendo solo per confezionare un’insignificante via di mezzo che oltre ad una trama scialba ed inverosimile sfoggia ridicole sequenze action come lo scontro finale a colpi di magia in stile Dragonball.

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Legion, recensione

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In cielo si sta organizzando l’ultima incursione divina sulla terra, Dio deluso e sconcertato dalla follia e dalla violenza che scaturisce dalla anime perdute dei suoi figli, organizza una legione di angeli affinchè una volta sulla terra portino, come a suo tempo fece il diluvio universale, una purificatrice distruzione totale che mondi i peccati, ponendo fine alla razza umana.

A capeggiare la schiera di angeli legionari l’arcangelo Gabriele (Kevin Durand) che accetta di buon grado di farsi messaggero e portatore dell’ira divina sulla terra, onde spazzare via quell’essere imperfetto che ha usurpato il posto degli angeli nel cuore del Padre, così che gli angeli tornino ad essere i prediletti come è destino che sia.

Un angelo ribelle, il tormentato Michele (Paul Bettany) però non è d’accordo, crede nell’essere umano forse ancor di più del creatore stesso e arrivato sulla terra, abbandonate ali ed armatosi fino ai denti, decide di difendere l’ultima anima che potrà con la sua nascita salvare la razza umana, il figlio mai voluto che Charlie (Adrianne Palicki) cameriera in una stazione di servizio nel bel mezzo del nulla, porta in grembo.

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L’esorcista, un cult da incubo

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Il capolavoro horror di sempre, questo è quello che molti sostengono ed è quello che si percepisce tutt’oggi guardando L’esorcista, per il sottoscritto un vero spauracchio infantile, per alcune classifiche ufficiali il miglior film horror di tutti i tempi davanti a cult come Shining e Alien.

Il regista William Friedkin scava velle paure più ataviche che la religione e la sua connotazione più inquietante risveglia in molti, è lo fa utilizzando un efficace repertorio di effetti speciali uniti ad una colonna sonora ormai storica, inquietante mix da pelle d’oca che collabora a catapultare lo spettatore in un incubo da cui è difficile uscire indenni.

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