David Fincher: l’esteta del male

David fincher è un regista che come i fratelli Ridley e Tony Scott, Michael Mann, ed altri colleghi provenienti dal mondo dei videoclip, ha uno sguardo particolare ed una visione che poco ha a che fare con un certo cinema d’autore che tralascia il contesto  estetico e dell’immagine per puntare tutta l’attenzione sulla recitazione, il cinema di Fincher è più incentrato su una visione fisica della pellicola, una lettura visiva che utilizza la fotografia, l’illuminazione e gli effetti visivi per affrescare ogni scena e  per curare maniacalmente ogni singola inquadratura, meticolosità figlia di spazi e tempi  estremamente ridotti e condensati tipici del mondo della pubblicità e dei videoclip musicali, che dà al lavoro di Fincher un’impronta visiva ben riconoscibile, un peculiare look, il suo Seven ne è un esempio, dark, gotico, ed estremamente inquietante.

Fincher è un cineasta originario di Denver (USA) classe 1962, il suo esordio nel mondo del cinema è nella società di effetti speciali Industrial Light and Magic dI George Lucas, il futuro regista si occupa degli effetti visivi de Il ritorno dello Jedi (1983), ed Indiana Jones e il tempio maledetto (1987), una gavetta coi fiocchi.

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Fanboys: risate stellari

Se siete Star Wars-maniaci, sognate di pilotare un X-wing e di baciare la principessa Leila, allora siete dei Fanboys, come il gruppo di ragazzi protagonisti di questa commedia  in uscita nelle sale americane, pellicola che in ogni fotogramma omaggia i milioni di fan che dal lontano 1977, anno d’uscita del primo Star Wars, ancora hanno un brivido riascoltando l’imponente tema musicale  dei titoli di testa di questo mitico cult che ha cambiato la percezione del cinema di fantascienza di un’intera generazione

E’ il 1988, L’America attende con trepidazione l’uscita de La minaccia fantasma, prequel e primo episodio della nuova trilogia di Star Wars, un gruppetto di scalmanati fan decide, per aiutare un amico che non si potrà godere la nuova creatura di George Lucas perchè malato terminale, di infiltrarsi nel mitico Skywalker ranch dimora di Lucas e rubare una copia del film in preparazione.

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Recensione: Star Wars: The Clone Wars

George Lucas conferma ancora una volta il suo totale rifiuto di una linearità nella realizzazione dei sequel della mitica saga di Star Wars, e ci regala uno spaccato di una vicenda cruciale nel contesto della guerra tra la Repubblica Galattica, sostenuta e difesa dai prodi Cavalieri Jedi, e i Separatisti, sostenuti dal loro terribile esercito di droidi.

Obi-Wan Kenobi, ormai un maturo Maestro Jedi, e Anakin Skywalker, suo brillante e impulsivo allievo, sono impegnati nel recupero del figlio di Jabba the Hutt, rapito dalla sicaria del malvagio conte Dooku. Ad Anakin tocca inoltre vestire, suo malgrado, le vesti di maestro, di fronte alla giovane Ahsoka Tano.

Essa viene infatti assegnata come apprendista Padawan a Anakin, maestro insofferente che riuscirà comunque a trovare un’ottima armonia con la giovane e impulsiva allieva, in un contesto di reciproca moderazione.

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