Vincent Cassel: il fascino del guitto

Vincent Cassel, ha il fascino ed il carisma del guitto, una sorta di mistica ed istintiva abilità  attoriale che ne fa multiforme animale da palcoscenico, o da set se preferite. Le sue performance sono, in qualunque forma, assolutamente indimenticabili, spazia tra i generi e tra i caratteri, la sua faccia spigolosa, lo sguardo folle ed il sorriso luciferino ed inquietante ne fanno un villain perfetto, ma anche un attore estremamente profondo.

Vincent Cassel nasce a Parigi il 23 Novembre 1966, figlio del famoso attore Jean Pierre Cassel, Vincent cresce nel quartiere parigino dii Montmartre, a contatto con un variegato e creativo mondo di artisti che ne arricchiscono il carattere e lo portano a sviluppare una certa eccentricità.

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Vincent: vita da freak

La mitologia burtoniana si dipana in questi sei minuti scarsi, da non perdere, perchè questo Vincent, cortometraggio di Tim Burton datato 1982 contiene in se tutta l’essenza dark e goticheggiante di questo tenebroso Peter pan.

Già dalle prime immagini si intuisce che la tecnica usata, lo Stop motion,o animazione a passo uno, tecnica ormai obsoleta, ma carica di suggestioni e fascino che ha in  Ray Harryhausen e in capolavori come King Kong (1933) o Il risveglio del dinosauro (1953) il picco di qualità tecnica e artistica , riesce a trasmettere quell’atmosfera da romanzo gotico che una tecnica d’animazione più tradizionale non riuscirebbe a fare. e cosa più importante, nella versione originale è lo stesso Vincent Price, la voce narrante.

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Festival di Roma – 24 Ottobre. Ieri c’è stato Cronenberg

L’attrazione principale della giornata del 23 Ottobre al Roma film Festival è stata sicuramente il grande David Cronenberg. Più che un resgista un creatore di storie e immagini, a tratti un visionario, Cronenberg ha dato ai presenti una grande lezione di cinema.

Ha spiegato infatti in termini semplici la filosofia che sta dietro le sue produzioni, e che si rifà soprattutto al cercare di sfuggire dalla categorizzazioni; il paradosso dei registi e di conseguenza dei loro prodotti, diciamo, di nicchia, è che, apputo, vengono categorizzati come “di nicchia”.

A parte dunque la naturale tendenza ell’uomo a categorizzare, è necessario vivere il “fare cinema” come un’ arte a tutto tondo in cui si usano tutti i mezzi possibili e immaginabili. Cronenberg non ha mancato di sottolineare l’importanza della fase di post produzione e delle scelte sonore di un film.

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Festival di Roma giovedì 23 ottobre – Il punto: dopo Al Pacino arriva Cronenberg

Siamo già nel vivo del festival, anche se siamo appena all’inizio. Contraddizione? Solo apparente, se a dare il via ai giochi c’è un colosso come il grande Al Pacino. Non parliamo poi di quello che ci aspetta nei prossimi giorni! Insomma, il successo della manifestazione si riconferma a tutto tondo già ai suoi esordi.

Il grande istrione, dopo un’apertura plateale, che il pubblico ha accolto con enorme entusiasmo, ha ritirato il Marc’Aurelio d’Oro alla carriera, attribuito all’Actors Studio, di cui è uno dei presidenti. Il pubblico ha avuto l’occasione di incontrare il mito, e di guardarsi il suo film Chinese Coffee, di cui è principale interprete e regista.

Sempre per l’inaugurazione, una grande festa di apertura brasiliana per la regia del geniale musicista Arto Lindsay, ha scaldato piazza Navona, con la partecipazione delle bande marcianti, Ilê Aiyê e Spok Frevo Orchestra.

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Festival di Roma – Gli ospiti internazionali

Ad un evento come il Festival di Roma non potevano mancare personaggi di rilievo internazionale, accompagnati dalle proiezioni dei film che li vedono ora come star, ora come registi.

La presenza che spicca immediatamente è quella di uno dei più grandi attori di tutti i tempi: Al Pacino. Al Pacino incontrerà il pubblico e presenterà la sua pellicola, Chinese Coffee, in cui l’attore è interprete e regista allo stesso tempo.

Avremo l’occasione di assistere anche a un bellissimo show brasiliano, per la regia di del geniale Arto Lindsay, laddove le scenografie sono realizzate da Ernesto Neto . Al termine della festa ascolteremo il concerto di Vanessa Da Mata, resa celebre grazie al brano Good Luck, cantato insieme a Ben Harper.

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Gli Arquette: una famiglia non proprio tranquilla

Come buona parte delle grandi famiglie del cinema americano anche gli Arquette, non si esimono da una buona dose di istrionismo e senso della ribellione nei confronti degli stereotipi, oltre a una tradizione di lunga data che li vede tramandare di padre in figlio la nobile arte della recitazione.

Da Cliff Arquette, celebrato attore, comico, musicista fino alla metà del secolo scorso, nasce nel 1935, Lewis Michael Arquette, colui che dal matrimonio con Mardi Olivia Nowak, darà vita alla nutrita discendenza composta da cinque figli: Rosanna, Patricia, David, Richmond ed Alexis, che un tempo si chiamava Robert.

Così mentre papà Lewis si convertiva all’islam, Rosanna mostrava i primi segni di insofferenza verso le regole familiari, raggiungendo in autostop San Francisco per poi spostarsi a Los Angeles dove nel 1977 debutterà in teatro. La sua carriere cinematografica non la si può definire propriamente gloriosa, con una serie di comparsate in film di successo tra cui New York Stories di Martin Scorsese, Pulp Fiction di Quentin Tarantino nonché Crash di David Croneberg aggiunte a diversi flop, successivamente preferisce al ruolo di attrice quello di produttrice e regista. La sua vita privata è contrassegnata da tre matrimoni e relativi divorzi: prima con il musicista Tony Greco, in seguito con il compositore James Newton Howard, poi con il restauratore Jon Sidel, da cui avrà una figlia Zoe Blue. La celebre canzone Rosanna dei Toto, è dedicata proprio a lei.

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Recensione : La Mosca

Il tema della metamorfosi, filtrato dalla mente di David Cronenberg, ha dato vita nel 1986, a una rappresentazione di come si diventa schiavi della trasformazione, e di come si giunge a diventarne dipendenti, quando se ne perde il controllo.

La Mosca è il remake dell’omonimo The Fly, del 1958, in Italiano L’Esperimento del Dottor K, con Vincent Price. Tuttavia il remake diviene in questo contesto un pretesto, un modo per approfondire ben altri temi. Seth Brundle (Jeff Goldblum), più che uno scienziato, infatti, è un artista. Studia in incognito il teletrasporto, e arriva a realizzare un prototipo funzionante di un macchinario che ne implementa i principi fondamentali.

Ci siamo quasi, il programma riesce a trasferire le cellule da una capsula all’altra, manca veramente poco al lieto fine, e a una rivoluzione, in campo scientifico, di quelle epocali. Accanto allo scienziato, in questi intensissmi momenti, la giornalista Veronica Quaife (Geena Davies) vive con lui una storia d’amore intensa e bellissima.

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