I Want to Be a Soldier, recensione

Alex (Fergus Riordan) è un ragazzino di dieci anni che sogna di fare l’astronauta, ha una famiglia che lo ama e due fratellini in arrivo, ma per Alex sarà proprio la nascita dei due fratellini il culmine di un disagio che verrà amplificato da una fisiologica mancanza d’attenzione dei due genitori, troppo impegnati con i due gemellini, mancanza d’attenzione che Alex colmerà con il suo amico immaginario, l’astronauta Henry che lo supporterà nei momenti di solitudine e sconforto. Purtroppo i genitori di Alex, avvertito il disagio del figlio cercheranno di compensarlo con qualche concessione come un televisore in camera, scelta quest’ultima che non farà che peggiorare le cose, perchè ad Alex sarà permesso di guardare di tutto e di più e verrà influenzato a tal punto da immagini violente e messaggi ambigui, che la sua personalità subirà un radicale cambiamento. Così il mite astronauta Henry si trasformerà nel violento e sboccato generale John Cluster e a scuola Alex comincerà a dare preoccupanti segni di una deriva violenta ed aggressiva, che costringerà insegnanti e famiglia ad affidarlo alle cure di uno psicologo.

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Festival di Roma 3 novembre: oggi Toni Servillo, Miyazaki e Waiting for Superman

Festival Internazionale del Film di Roma settima giornata, ieri red carpet per la splendida Julianne Moore giunta a Roma per ritirare un Marc’aurelio speciale per la sua carriera d’attrice e presentare fuori concorso I ragazzi stanno bene (The kids all right) di Lisa Cholodenko, in cui insieme ad Annette Bening interpreta una madre lesbica con due figli avuti da un donatore di sperma, a proposito delle famiglie gay l’attrice in conferenza stampa ha ribadito:

Ormai negli States è assolutamente normale che sia così, i miei figli vanno a scuola e hanno compagni con due mamme, altri che hanno due papà. La cosa veramente importante non è questa: ciò che conta davvero è che i figli siano amati, seguiti nel loro percorso di vita e aiutati ad affrontare il momento in cui dovranno andare via.

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Cannes 2010 Giovedì 20: ieri Mick Jagger e Bellocchio oggi Luchetti e Liman

cannes 2010

Ottavo giorno sulla croisette, ieri giornata senza scossoni per il Festival di Cannes, positiva l’anteprima stampa de La nostra vita di Luchetti e un pò di pepe grazie all’americano Blue Valentine, una coppia con matrimonio alla deriva cerca di salvare il salvabile, il film di Derek Cianfrance reduce dal Sundance scodella una corposa serie di trasgressive scene di sesso eplicito che lasciano il segno.

Tra le pellicole che hanno diviso la stampa My Joy del documentarista ucraino Sergei Loznitsa, un camionista si perde nella Russia rurale finendo in uno sperduto villaggio. Il ritmo rarefatto della pellicola non ha convinto tutti, qualcuno accusa il regista di un eccesso di formalità, altri ne sottolineano invece il grande potenziale e il talento visivo eccezionale. My Joy è in assoluto il primo lungometraggio ucraino selezionato per il concorso ufficiale.

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Christian Molina: diario di un cineasta

Christian Molina, cineasta nativo di Barcellona (Spagna), studia cinematografia nelle due migliori scuole iberiche l’ESCAC di barcellona e L’ECAM di Madrid.

Decine le pellicole a cui partecipa in veste di operatore di ripresa, tra queste lo vediamo anche recitare nel film drammatico del 1998 Spanish fly e collaborare in veste di assistente operatore nel thriller-horror Memorias del angelo caldo e nella comedy-action Airbag.

L’esperienza maturata come operatore gli fornirà una vasta conoscenza del mezzo tecnico e gli permetterà di collaborare a stretto contatto con importanti direttori della fotografia come Jose Luis Alcaline e Fernando Arribas.

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