Recensione: Tiffany e i tre briganti

C’era una volta una bambina di nome Tiffany che, morti i genitori, viene mandata in orfanotrofio. Lungo il tragitto, la carrozza su cui viaggia la bambina viene assaltata da tre briganti dal lungo mantello nero, dagli alti cappelli neri e armati rispettivamente di schioppo, soffietto caricato a pepe e un’enorme scure rossa.

Tiffany, pur di non finire a destinazione, decide di spacciarsi per la figlia di un ricco maharaja e convince i tre ladri a rapirla per chiedere un lauto riscatto. La convivenza con loro si rivela più piacevole del previsto, tanto, che gli uomini cominciano ad affezionarsi al piccolo ostaggio.

Nel frattempo, la cattiva direttrice dell’orfanotrofio, amante di dolci preparati con lo zucchero delle barbabietole, coltivate dagli orfani schiavi, non vedendo arrivare la bambina decide di chiamare la polizia, per non perdere altre due potenziali braccia, che possono lavorare per lei.

Tiffany e i tre briganti (Die Drei Räuber) è un film d’animazione tedesco adatto ad un pubblico di giovani e giovanissimi, diretto dal regista Hayo Freitag, ispirato all’omonimo libro illustrato per bambini di Tomi Ungerer.

A livello di narrazione la storia è lineare e gradevole, con una attenzione particolare alla caratterizzazione dei personaggi, mai nettamente buoni o cattivi: la bambina, che dovrebbe essere un personaggio puro, data la sua faccia angelica e l’apparente ingenuità, in realtà è la più calcolatrice e bugiarda del film, ma la sua bontà d’animo e la sua tenerezza la giustificano pienamente; i tre cattivoni, altri non sono, che dei burberi dal cuore d’oro, incapaci di far male a qualcuno, interessati alla ricchezza, ma più per ruolo, che per credo personale; la figura della direttrice dell’istituto, seppur rappresentata come una strega avida e maligna, viene umanizzata attraverso l’amore viscerale per i dolci e anche la sua fine, smorza il giudizio negativo nei suoi confronti; il poliziotto, l’altro buono della storia, risulta volutamente ridicolo e fessacchiotto e mai portatore di moralità (anche quando fa la multa a due coniglietti mentre sono in atteggiamenti affettuosi è poco credibile).

Stilisticamente Tiffany e i tre briganti può piacere per i contrasti cromatici, molto netti e puliti, il disegno semplice, ma accurato (il cielo che perde liquame nero) e le musiche d’accompagnamento, che gli sono valsi la nomination ai German Film Awards 2008.

Concludendo: il film è la classica bella favola per i più piccoli, educativa, simpatica, che non porta grandi novità nel panorama dei film d’animazione. Sconsigliata a tutti coloro, che non sopportano storie semplici e bambinesche.