Recensione: Batman Begins

Nel 2005 c’è ancora chi, come Christopher Nolan, sente evidentemente la necessità di rispolverare una vecchia saga, quella di Batman; vuoi per l’amaro in bocca lasciato dalle ultime due pellicole, vuoi perchè alcuni aspetti del Cavaliere Oscuro non erano stati ancora sviscerati.

Ma il taglio con la tradizione, anche quella bella, deve essere netto. Batman, morto di inerzia e di tempo, deve rinascere, deve ricominciare. Per questo si chiama Batman Begins, e per questo si tratta di un prequel.

Questo in un certo senso rispetta il filo della tetralogia precedente, filo che tuttavia verrà tagliato tra pochi giorni, con l’uscita de Il Cavaliere Oscuro, in cui vedremo ripresa la figura del Joker.


Torniamo al nostro Batman Begins. Bruce Wayne (Christian Bale), il solito multimiliardario, si trova in incognito in una prigione della Cina meridionale. Il motivo per cui si trova lì va collocato nel contesto più generale della continua, ossessiva ed estenuante ricerca di Bruce: la ricerca delle origini del male.

Questo nuovo Batman ci propone aspetti meno fumettistici di tutti e quattro gli originali. Il Male esiste, e non è personificato in qualche coloratissimo, travestito cattivone; il male è rappresentato da una malavita crudele, pronta e con il sangue sempre freddo.

Lo stesso sangue freddo che Bruce deve mantenere di fronte alle masochistiche prove alle quali continuamente sottopone se stesso, con gli occhi fissi sull’obiettivo: quello di trovare e sradicare le radici del male e della tendenza ad esso, non solo con opposizione oltranzista e ottusa, ma cercando di comprenderlo nelle sue intime motivazioni.

Questo è un aspetto che “modernizza” questo Batman, regalandoci un prequel che, oltre a mostrare una serie piuttosto interessante di giocattolini ridisegnati – come la Batmobile – ci propone una trama cruda, tendente per quanto possibile al realismo, in cui si percepisce tutta la sofferenza di Bruce Wayne, che inizia con l’omicidio dei genitori e non finisce praticamente più.

Stavolta il cattivo è meno connotato ma non per questo una mammoletta: si tratta infatti del fantomatico Ra’s Al Ghul, che guida la Setta delle ombre, una setta segreta che ha l’obiettivo di estirpare il male ad ogni costo, anche con grossi sacrifici di vite umane, al di sopra della legge e dell rispetto del singolo.

Vediamo quindi un Bruce tornare a Gotham forgiatissimo, dopo nove anni di assenza, grazie a un soggetto di David S. Goyer, basato sul personaggio creato da Bob Kane. La sua sofferenza è stata sublimata nello sguardo fermo di Christian Bale.

Non basta tuttavia l’allenamento: la città è marcia, e ha bisogno di un simbolo: il pipistrello è il migliore, quello che Wayne trova più appropriato. Ed inizia l’epopea del Cavaliere Oscuro.

Cattivo, incazzatissimo, in alcune scene colossale, Batman è il terrore dei cattivi, che non sono da meno: il primo è Carmine Falcone (Tom Wilkinson), boss della mala; ma la sua eliminazione serve a poco più che a creare l’idea del bat-segnale.

Oltre al misticheggiante Ra’s Al Ghul (Ken Watanabe) e al suo primo guerriero, Ducard (Liam Neeson), troviamo un Cillian Murphy in forma smagliante nei panni del Dott. Jonathan Crane/Spaventapasseri. Della serie, vai a fidarti degli psichiatri.

E poi una pioggia di pipistrelli, piccoli e fedeli amici del nostro eroe; balzi da un tetto a un altro, che evidenziano una sorta di curva di apprendimento, dato che anche un uomo pipistrello ha i suoi tempi. E oltre a loro, meno male che ci sono sempre Alfred Pennyworth (Michael Caine) e il sempreverde Commissario Gordon (Gary Oldman).

A tratti notevole, Batman Begins riporta il personaggio nell’oscurità, e ne siamo tutti davvero contenti: il livello di introspezione trae giovamento da questo ritorno, e ne traggono vantaggio i caratteri di tutti i personaggi.