Mission: Impossible, recensione

mission_impossible []Il governo americano per le missioni più delicate in cui è in ballo la sicurezza nazionale molto spesso riccorre ad una sezione speciale della CIA, la IMF, (Impossible Mission Force)  e al suo miglior agente, Ethan Hunt (Tom Cruise) esperto in situazioni estreme.

L’ultima missione affidata alla squadra di Hunt ha come location Praga e consiste nell’impedire che un terrorista si appropri di una lista di nomi che contiene le identità di molti agenti sotto copertura, purtroppo la missione si rivela un fallimento, i membri della squadra vengono eliminati e Hunt, unico sopravvissuto è costretto ad una fuga strategica.

Ben presto Ethan scoprirà che in realtà l’operazione appena fallita era una messinscena, la CIA era da qualche tempo alla ricerca di una talpa ed ha organizzato un piano per farla uscire allo scoperto.

Il fatto che l’unico sopravvissuto alla strage di agenti sia lui, ne fa automaticamente il maggior sospettato, inizia così una caccia all’uomo che lo vede nel mirino dell’Agenzia mentre cerca, con l’aiuto di un team di esperti mercenari, di provare la sua innocenza.

Prima dell’iperdinamico e sfrontato action fracassone di John Woo e della versione made in Alias di JJ Abrams, Ethan Hunt torna alle origini e il regista Brian De Palma omaggia la spy-story e la serie televisiva originale con un perfetto mix di azione, tensione e tecnologia.

Sin dalle prime battute del film, montaggio, look e location ci riportano alla longeva serie di Bruno Geller in onda alla fine degli anni ’60 con un remake anni’80, De Palma vi aggiunge la sua naturale indole per la tensione, un montaggio serrato ed una sequenza finale da cardiopalma, forse un tantinello sopra le righe, che non mancherà però di coinvolgere.

Non appena il memorabile tema musicale composto da Lalo Schifrin fa la sua comparsa si capisce che la pellicola di De Palma è tutta protesa ad un nostalgico refrain d’annata, la messinscena è evocativa quanto basta, la trama da manuale, il protagonista perfettamente calato nel ruolo e un villain di gran lusso. Insomma un operazione nostalgia davvero riuscita, ma con De Palma al timone non c’era da aspettarsi altro.