Il mio amico Eric, recensione

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Eric Bishop (Steve Evets)  impiegato delle poste inglesi sta passando un periodo veramente nero, vivendo all’insegna delle tre R, rimpianto, rimorso e recriminazione e pentendosi ogni secondo di aver lasciato il suo unico vero amore, la prima moglie Lily.

Eric ha alle spalle un altro matrimonio fallito con la sua seconda moglie, la quale gli ha lasciato due figli con i quali sembra impossibile relazionarsi se non tramite contrasti e discussioni, anche gli amici di Eric sembrano impotenti di fronte a questa sua caduta libera nella depressione cronica e nel male di vivere.

Qualcosa però riesce a destare Eric dalla catatonia esistenziale, ed è la sua grande passione per il calcio, l’amore per il suo Manchester United e per l’idolo di una vita da tifoso, Eric Cantona, solo queste distrazioni paiono allontanarlo anche se per pochi fugaci momenti, da una quotidiano che gli va sempre più stretto.

A dare un bello scossone alla già precaria situazione lo spuntare dal passato dell’uomo di un ulteriore fardello emotivo rimosso, una figlia abbandonata ancora in fasce e con cui suo malgrado dovrà nuovamente confrontarsi, e che forse è l’unica con la quale riuscirà veramente a comunicare.

In soccorso del sempre più sconfortato Eric arriverà un nipotino di cui si dovrà occupare mentre la figlia termina gli studi, e l’inaspettato supporto del suo idolo,  il calciatore Eric Cantona, che in una stramba veste a metà strada tra  angelo custode e  Life-coach, gli fornirà la giusta motivazione e una chiave di lettura della vita tutta particolare e di cui Eric sentiva proprio il bisogno.

Il mio amico Eric è naturalmente consigliato a chi ama il calcio e ne vuole apprezzare e riscoprire un’intrigante chiave di lettura applicata al sopravvivere quotidiano, e per chi come noi non può non apprezzare il nuovo registro squisitamente comedy che si percepisce in questa nuova pellicola di Loach, che oltre a descrivere con minuziosa abilità emozioni e ricordi sfruttando ricercate suggestioni da flashback, alterna la spontaneità e l’indubbio carisma di un divertito Cantona, alla bravura ed esperienza di un protagonista davvero intenso.

la pellicola di Loach si è rivelata una gradevole e soprendente variazione sul tema per il regista inglese, autore impegnato e a volte impegnativo, ma sempre pronto a mostrarci con un’invidiabile schiettezzza d’intenti, il meglio e il peggio della classe operaia inglese in tutte le sue molteplici digressioni emotive e sociali, quindi non si può non apprezzare anche questa nuova prova che porta il regista verso una leggerezza davvero coinvolgente, che non mancherà di sorprendere gli spettatori in positivo con il suo consueto carico di varia umanità.