Gnomeo e Giulietta, recensione

La signora Montecchi e il signor Capuleti hanno case e rispettivi giardini confinanti e tra i due le regole del buon vicinato valgono a ben poco visto che si insultano ad ogni incontro, quello che non sanno è che i loro giardini popolati da nanetti e una bislacca fauna in plastica quando non visti prendono vita e replicano il conflitto tra vicini in una vera e propria faida formato mignon.

Le due fazioni, Rossi e Blu, tra gare a cavallo di tosaerba, incursioni notturne all’insegna del sabotaggio di aiuole e dispetti vari non si renderanno conto che Gnomeo campione dei Blu e la bella Giulietta figlia del capo dei Rossi si incontreranno ed innamoreranno dando il via ad una romantica storia d’amore segreta.

Naturalmente la scoperta di questo sentimento inasprirà l’acredine tra le due fazioni che porteranno lo scontro ad un livello successivo che mieterà qualche vittima, ma estremizzerà la situazione a tal punto da riportare tutti alla ragione, anche grazie all’amore sincero che unisce i due giovani innamorati.

La regista Kelly Asbury debutta in solitaria dopo aver co-diretto Shrek 2 e Spirit-Cavallo selvaggio confezionando una spassosa, eccentrica e oltremodo romantica trasposizione, il tocco femminile è ben percettibile in tutte le declinazioni romance della messinscena, della celeberrima tragedia shakespeariana, tra l’altro l’autore inglese è anche guest d’eccezione nella pellicola in formato statua.

La Asbury infarcisce il suo film di scene d’azione che tengono alto il ritmo del racconto, conprimari oltremodo spassosi vedi la logorroica rana Nanette e il fenicottero Piumarosa che il vocione del nostro Francesco Pannofino rende piuttosto singolare e il contrappunto romantico, cuore vero della storia assolutamente delizioso nel suo repertorio di sguardi sognanti e fremiti adolescenziali, senza dimenticare le  surreali location con giardini all’insegna del pacchiano andante che purtroppo imitano sin troppo bene alcune creazioni di sedicenti giardinieri fai da te sparsi per il mondo.

Attenzione però alla confezione che potrebbe far pensare a Gnomeo e Giulietta come ad un prodotto indirizzato esclusivamente ad un pubblico di bambini, niente di più sbagliato, la regista oltre a dare un’impronta decisamente vigorosa alla messinscena con corpose sequenze d’azione e gag all’insegna del dinamico utilizza citazioni da film come American Beauty, di certo non tipica pellicola da immaginario infantile e una colonna sonora con hit di un Elton John non certo formato Disney, ne vediamo addirittura una spassosa parodia anni ’70, quindi anche i più grandicelli troveranno modo di non annoiarsi.

Gnomeo e Giulietta oltre ad essere un prodotto tecnicamente ineccepibile, ininfluente  3D a parte, schiva gli eccessi tipici tutti italiani di un doppiaggio all’insegna del dialettale in questo caso piuttosto contenuto e che per fortuna fa pandan con l’eccentrica messinscena, regalando non poco divertimento e se pur inferiore a prodotti di alto profilo come il recente Rango o il premio Oscar Toy Story 3-La grande fuga, non è assolutamente da sottovalutare.