Appuntamento con l’amore, recensione

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San Valentino in quel di Los Angeles, una serie di personaggi tutti rigorosamente  innamorati o in cerca dell’anima gemella affrontano la giornata dedicata all’amore, c’è chi approfitta per dichiararsi con una bella proposta di matrimonio e dall’altra parte scatta l’ansia e chi invece ha finalmente trovato l’amore che cercava da una vita, non sapendo che in realtà la delusione è proprio dietro l’angolo.

Ci sono poi i fedifraghi, i fidanzatini pronti per la loro prima volta, gli eterni sposini ultrasessantenni che si trovano di fronte a segreti inconfessabili e uno sportivo gay che coglie l’occasione per fare coming out, ma ci sono anche quelli a cui San Valentino mette solo tanta tristezza ricordandogli la mancanza di un amore mai veramente cercato un pò per paura, un pò per pigrizia.

Appuntamento con l’amore negli States è andato a gonfie vele, certo il traino dell’uscita nella giornata degli innamorati è stata di una furbizia quasi imbarazzante, il regista Garry Marshall dirige con la solita efficacia questo puzzle romantico di anime in pena che si cercano, si pensano e qualche volta riescono anche a trovarsi.

Purtroppo l’esperienza del regista, suoi i deliziosi Pretty Woman e Quando meno te l’aspetti, non basta a dare verve a una partitura d’attori alquanto affollata, sono decisamente troppe le star e quasi star coinvolte nell’operazione, tutti intenti a ritagliarsi un pò di spazio cercando di caratterizzare personaggi compressi all’inverosimile in un marasma di story-line che si intrecciano, sfiorano ed accavallano senza lasciare allo spettatore nessuna possibilità di coinvolgersi troppo e agli attori di costruire un minimo sindacale di empatia.

Parliamoci chiaro il film non è brutto, solo talmente dispersivo da risultare anonimo e forse è ancora peggio, un vero rompicapo in rosa che spreca letteralmente un esercito di talentuosi co-protagonisti in una serie di frammentati episodi che finiscono per diventare interscambiabili e anche se confezione e script sono di ottimo livello, il bisogno di assiepare sullo schermo un esercito di volti noti ha fatto passare in secondo piano la storia, che resta solo funzionale e nulla più.