Wall-e e una nuova speranza

Il rumore che fa mentre si sposta in un silenzioso pianeta terra fatto per la maggior parte di detriti e spazzatura, è forte quanto lo sono le sue pretese nei confronti della vita. Il modo attento con cui svolge ogni compito ricorda il Disturbo Ossessivo Compulsivo.

Non si tratta di questo, però. Wall-e è una macchina. Non ha disturbi psichici, ma semplicemente un programma che gli dice di fare quello che deve fare; e lui lo fa, senza lamentarsi, senza opporre alcuna resistenza; soprattutto lo fa senza noia, e senza arroganza. Lo fa e basta.

Del resto a un certo punto della sua giornata, quando il sole comincia a calare, un sole annoiato del monotono panorama terrestre, e che a volte si rallegra nel vedere il robottino al lavoro, arriva l’ora di tornare a casa. La solitudine è una condizione naturale per Wall-e, ma non per questo necessaria.

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Thomas Newman, il compositore dei sogni

Thomas proveniente dalla grande dinastia hollywoodiana della famiglia Newman: Fratello di David e Maria (entrambi figli di Alfred), è nipote di Emil e Lionel, quest’ultimo padre di Randy, suo cugino.

Thomas Newman, scrive musica per produzioni minori di Broadway, teatri e gruppi musicali (“The Innocents” e “Tokyo 77“) e successivamente, terminati gli studi alla Yale University, grazie soprattutto agli auspici parentali, entra nel cinema alla metà degli anni ottanta.

Dieci anni dopo riceve due candidature agli Academy Awards con Piccole donne e Le ali delle libertà. Da allora, ha ricevuto otto nominations per American Beauty, Era mio padre, Alla ricerca di Nemo, Lemony Snicket’s e Intrigo a Berlino ed un Emmy Award per Six Feet Under.

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