La vedova Kyle Pratt (Jodie Foster) che ha recentemente perso il marito è intenta a riportare a New York la salma del consorte deceduto a Berlino, con lei sul volo di ritorno anche la figlioletta Linda.
Decollati dall’areoporto Kyle stremata si addormenta con la figlia seduta sul sedile accanto al suo, ma al suo risveglio la bambina non c’è più, pensando fosse in compagnia di qualche assitente di volo la donna la cerca senza successo.
Dopo aver ripetutamente chiesto al personale e ai passeggeri se hanno visto la figlia, si scopre che non solo nessuno ha visto Linda, ma che la bambina non risulta neanche imbarcata sul volo, Kyle si agita così a tal punto da far preoccupare gli assitenti di volo che pensano che la donna possa essere disturbata.
David fincher è un regista che come i fratelli Ridley e Tony Scott, Michael Mann, ed altri colleghi provenienti dal mondo dei videoclip, ha uno sguardo particolare ed una visione che poco ha a che fare con un certo cinema d’autore che tralascia il contesto estetico e dell’immagine per puntare tutta l’attenzione sulla recitazione, il cinema di Fincher è più incentrato su una visione fisica della pellicola, una lettura visiva che utilizza la fotografia, l’illuminazione e gli effetti visivi per affrescare ogni scena e per curare maniacalmente ogni singola inquadratura, meticolosità figlia di spazi e tempi estremamente ridotti e condensati tipici del mondo della pubblicità e dei videoclip musicali, che dà al lavoro di Fincher un’impronta visiva ben riconoscibile, un peculiare look, il suo Seven ne è un esempio, dark, gotico, ed estremamente inquietante.