Il caimano, recensione

Bruno Bonomo (Silvio Orlando) è un produttore di trash-movie all’italiana che sta attraversando un momento di profonda crisi, il suo ultimo film Cata-ratte in cui era protagonista la moglie Paola (Margherita Buy), è stato un disastro è ha dato un netto stop alla sua carriera, a questo si è aggiunto il divorzio con la moglie e la mancanza di uno straccio di sceneggiatura da cui ripartire.

Uno script dal titolo Il caimano arriva tra le mani di Bonomo, l’ha scritto Teresa (Jasmine Trinca), una giovane e battagliera regista che ha descritto senza peli sulla lingua cosa pensa del Presidente del consiglio Silvio Berlusconi e che si pone una domanda che è solo uno dei molti dubbi che si pone la sceneggiatura, da dove provengono i soldi del Presidente del consiglio?

Bonomo dopo aver tentato invano di piazzare la scottante sceneggiatura alla RAI decide di investire di persona nel progetto girando il film, chiaramente ben presto la sua scelta figlierà conseguenze immaginabili che non si limiteranno certo a qualche prevedibile defezione nel cast…

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La stanza del figlio, recensione

Giovanni (Nanni Moretti) è uno psicanalista con un lavoro che lo porta a contatto con personaggi di varia umanità e una bella famiglia composta dalla moglie Paola ((Laura Morante) e dai due figli adolescenti Irene (Jasmine Trinca) e Andrea (Giuseppe Sanfelice).

La vita per Giovanni scorre piuttosto tranquilla tra un paziente e l’altro e un quotidiano in casa fatto di piccoli gesti, qualche naturale conflitto e più che altro un crescere ed imparare reciprocamente il difficile mestiere non solo di genitori, ma anche di figli.

Improvvisamente però questo equlibrio vacilla sino a perdersi in una tragedia che colpisce l’intera famiglia, il figlio Andrea perde la vita per una tragica fatalità durante un’immersione, questa bomba emotiva deflagra all’interno del nucleo famigliare portando Giovanni, la moglie e la figlia dopo una disperazione che in principio li unisce nel dolore, ad intraprendere tre diversi percorsi nell’elaborazione di un lutto devastante.

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Habemus Papam, recensione in anteprima

Una folla di fedeli e le televisioni di tutto il mondo sono in trepida attesa che dal balcone si affacci su piazza San Pietro il nuovo pontefice appena eletto dal conclave per la rituale benedizione e un piccolo discorso di insediamento, purtroppo se la fumata bianca ha innescato l’entusiasmo all’esterno, all’interno nelle sontuose stanze vaticane si sta consumando un vera e propria tragedia, perchè il nuovo pontefice (Michel Piccoli) dopo l’elezione ha avuto un vero  e proprio crollo nervoso accompagnato da quello che sembra a tutti gli effetti un attacco di panico.

I cardinali e il portavoce della Santa sede (Jerzy Stuhr) corrono subito ai ripari, visto che il nuovo pontefice non ha alcuna intenzione di insediarsi chiamano a supporto uno psicanalista (Nanni Moretti), anzi no il miglior psicanalista sulla piazza che però si scontra da subito con le ferree regole che vigono durante l’elezione e oltre a non riuscire ad approfondire il problema che affligge Sua santità a causa dell’invadenza dell’intero conclave e dello staff, viene letteralmente sequestrato per paura che possa lasciar trapelare qualche indiscrezione sulla crisi papale.

Così il portavoce accetta il consiglio di portare il pontefice dall’ex-moglie dello psicanalista anch’essa psicologa (Margherita Buy), commettendo però il grosso errore di portare il reticente pontefice all’esterno delle mura vaticane, facilitandone così una vera e propria fuga con tanto di latitanza, che se da una parte servirà al religioso per schiarirsi le idee dall’altra manderà nel pallone staff  e sicurezza che mentre cercano di rintracciare il fuggiasco faranno credere a tutti che l’uomo stia invece riposando nelle sue stanze.

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Festival di Cannes: 10 cult da Palma d’oro

2010-05-13_093544

Post dedicato alle classifiche particoleri e visto che ieri è stata inaugurata la sessantatreesima edizione del Festival di Cannes con tanto di anteprima made in Hollywood, il Robin Hood di Ridley Scott, sontuoso red carpet e una giuria internazionale di grandi nomi che vede come presidente il regista Tim Burton, noi vi proponiamo un viaggio a ritroso nel tempo per scoprire dieci pellicole cult che hanno visitato e vinto la prestigiosa rassegna francese.

Per dovere di completezza vi segnaliamo che per stilare la nostra classifica abbiamo preso in considerazione i film premiati che vanno dal 1975 sino alla scorsa edizione e naturalmente solo ed esclusivamente quelle pellicole che si sono aggiudicate l’ambita Palma d’oro.

Dopo il salto la nostra personale top 10, naturalmente ogni commento e segnalazione come sempre sono molto graditi.

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Silvio Orlando: la storia del trionfatore dell’ultimo Festival di Venezia

Un nome, una garanzia per il cinema italiano, attore sobrio e misurato, Silvio Orlando si presenta come uno degli attori più verstaili del cinema del nostro paese, forte di una recitazione sobria e misurata, graditissima al grande pubblico.

Gli esordi per Silvio Orlando sono teatrali e televisivi poi, ma grazie a Gabriele Salvatores avviene il passaggio al grande schermo, anche se in punta di piedi: gli offre infatti un piccolo ruolo in Kamikazen – Ultima notte a Milano, dell’ormai lontano 1987.

Nel 1991 recita in Il portaborse, per la regia di Daniele Luchetti, e nel 1993 viene diretto per la seconda volta da Gabriele Salvatores , stavolta da protagonista, insieme ad Antonio Catania, in Sud.

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