Che pasticcio Bridget Jones!, recensione

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E’ un mese che la cenerentola Bridget Jones (Renee Zellweger) ha accalappiato non senza qualche difficoltà il suo principe azzurro, anche se sembra proprio che Mark (Colin Firth) abbia qualche difficoltà a fare a Bridget la proposta di una vita, mentre l’orologio biologico della donna corre all’impazzata.

Mettiamoci anche che la vita di coppia è ancor più dura quando si ha pochissima stima di sè che figlia una gelosia compulsiva che insinuandosi nella relazione rischia di minarne inesorabilmente l’equilibrio, vedi nuova assistente di Mark, dolce, graziosa e dal perfetto e chilometrico stacco di gamba.

La lontananza dal partner, e un tragicomico viaggio esotico che la vedrà affiancata dal suo capo Daniel Clever (Hugh Grant) più affascinante, sfacciato e cinico che mai, porterà Bridget a riflettere su se stessa e sulle sue priorità scegliendo ancora una volta Mark e imbarcandosi sul primo aereo per tornare alla relazione che tanto faticosamente si è guadagnata.

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Colin Firth: l’importanza di chiamarsi Colin

Attore di teatro, cinema e tv, un inglese con quella giusta dose di humour che ne fa personaggio giusto nel ruolo giusto ogni volta che si tratta di commedia, amore e sentimento, talento ampiamente sfruttato in teatro e tv, sottovalutato al cinema dove i suoi ruoli non raggiungono il giusto spessore che la sua preparazione artistica meriterebbe.

Colin firth nasce il 10 settembre 1960 a Grayshott (Inghilterra) padre e madre docenti universitari, l’attore trascorre la prima infanzia in Nigeria assieme ai nonni missionari, fino al compimento del quinto anno, quando il piccolo è costretto a lasciare i nonni per tornare in Inghilterra dove comincerà la sua carriera scolastica, che lo vedrà durante l’adolescenza frequentare per due anni il Drama Centre di Chalk Farm, e grazie ad una bella interpretazione nell’Amleto viene ingaggiato nella compagnia londinese West End , qui conoscerà l’amico e collega Rupert Everett.

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