Rapunzel-L’intreccio della torre, recensione

La principessa Rapunzel nasce con splendidi e fluenti capelli dorati che hanno il taumaturgico potere di guarire e donare l’eterna giovinezza, per questo motivo la fanciulla ancora in fasce viene rapita dalla malvagia Madre Gothel che intende utilizzare il potere insito nella chioma di Rapunzel per godere di una perenne gioventù.

Per timore che la ragazza fugga madre Gothel la rinchiude in una altissima torre priva di porte e con un’unica finestra da cui Rapunzel scruta il cielo e sogna di paesi lontani e terre sconosciute, ma la bieca carceriera ha subdolamente nascosto alla ragazza le sue nobili origini spacciandosi per sua madre e dipingendo il mondo esterno come un girone dantesco abitato da mostri e pericolosi criminali, pronti a tutto pur di impadronirsi del potere che Rapunzel custodisce nei suoi lunghissimi capelli.

L’inganno di madre Gothel non durerà a lungo perchè l’irrompere nella torre del ladro e avventuriero Flynn Rider permetterà alla ragazza di lasciare la sua prigione e avventurarsi all’esterno, conoscendo finalmente il mondo per quello che è e non per come la sua matrigna lo aveva descritto. Sarà proprio Flynn innamoratosi della bella principessa a permettere a Rapunzel di ritrovare la via di casa e riabbracciare la sua vera famiglia che non ha mai perso la speranza di poterla un giorno ritrovare.

La Disney factory celebra il suo cinquantesimo classico con uno dei suoi lavori più riusciti, dopo l’incantevole La principessa e il ranocchio tocca alla coppia Nathan Greno e Byron Howard, quest’ultimo già animatore per Lilo & Stich e Bolt-Un eroe a quattro zampe, cimentarsi con un classico tutto nuovo che abbandona la pastellosa dimensione dell’animazione tradizionale, per tornare all’ipertecnologica e levigata CGI con l’aggiunta per l’occasione del ben rodato Disney Digital 3D.

Il nuovo classico Disney rivisita Raperonzolo. fiaba dei fratelli Grimm non troppo inflazionata e come di consueto ripropone la formula ben rodata del musical, stavolta ulteriormente ridimensionato e la ormai consueta e curatissima caratterizzazione dei personaggi, da sempre vanto della major che in questo caso si rivela il vero punto di forza dell’intera operazione.

Dal fascinoso bellimbusto ispirato ad Errol Flynn, memorabile divo dei film d’avventura della vecchia Hollywood alla deliziosa protagonista capace di incarnare modernità e tradizione, senza dimenticare naturalmente il villlain in gonnella Madre Gothel, perfetto connubio di perfidia e ambiguità che ammicca sia alla matrigna delle matrigne Grimilde che alla terrificante e impellicciata Crudelia Demon, miscelando lineamenti e fascinose spigolosità che richiamano le fattezze di attrici come Susan Sarandon e Cher.

Chi comunque contribuisce a dare alla pellicola una marcia in più sono senza alcun dubbio gli spassosi comprimari, che come di consueto provengono dal regno animale con l’irresistibile camaleonte Pascal e l’egocentrico e un pò nevrotico destriero Maximus, supportati da un’intera banda di esilaranti criminali incalliti che si improvvisano cantanti e ballerini in una delle sequenze più riuscite del film.

Rapunzel-L’intreccio della torre è l’atteso anello di congiunzione che traghetta definitivamente la Disney nel mondo dell’animazione 3D, tutto ciò che sino ad ora mancava nei precedenti film e che rendeva i classici realizzati in animazione tradizionale unici, ha trovato in questo nuovo film il giusto contrappunto creativo che raccoglie le peculiarità di entrambi i mondi,  raggiungendo livelli tecnico/artistici davvero strabilianti.

Note di produzione: il doppiaggio italiano promosso a pieni voti vede protagonista una sorprendente Laura Chiatti che presta la voce alla principessa Rapunzel, nel cast vocale anche Pino Insegno nel doppio ruolo dei fratelli Stabbington.