Indiana Jones e il tempio maledetto, recensione

Il prologo ci porta in Cina nel 1935 dove l’archeologo e avventuriero Indiana Jones (Harrison Ford) rischia di essere eliminato da un boss cinese a causa di antichi resti recuperati che quest’ultimo non intende pagare, dopo una rocambolesca fuga per le strade di Shangai il professor Jones, la cantante americana Willie Scott (Kate Capshaw) e il piccolo cinese Short Round (Jonathan Ke Quan) riescono a prendere un aereo che però dopo qualche ora di volo precipita sulle montagne dell’India.

Qui il terzetto scampato allo schianto viene accolto in un villaggio i cui abitanti ridotti alla fame raccontano a Jones del furto di una pietra sacra da parte di una setta di malvagi assassini dediti ai sacrifici umani, pietra che aveva il potere di proteggere e dare prosperità al villaggio.

Jones lasciato il villaggio raggiungerà il palazzo del Maharaja locale che li accoglie con tutti gli onori del caso, ascoltando stupito la storia del villaggio visitato dal professore. Il terzetto sembra ormai al sicuro, ma nottetempo Jones scampa all’assalto di un adepto della setta e in fuga nei sotterranei del palazzo scoprirà il tempio dove il sacerdote che guida la setta scacrifica bambini in onore della dea Kalì.

Jones non intende certo fuggire lasciando i bambini in balia del sacerdote, così organizzerà un pericoloso piano di salvataggio finendo per recuperare la pietra, uccidere il malvagio sacerdote e con il provvidenziale intervento dell’esercito inglese mettere in fuga gli adepti sopravvissuti della setta.

Torna l’accoppiata Steven Spielberg/George Lucas per il secondo capitolo di quella che diventerà una quadrilogia, il regista di E.T. torna dietro la macchina da presa, mentre Lucas affiancato da un paio di co-sceneggiatori realizza la puntata più dark e violenta dell’intera serie.

Bisogna ammettere che l’atmosfera di questo secondo capitolo si incupisce notevolemente, tra indigesti banchetti a base di disgustosi insetti e cervelli di scimmia e una setta che sacrifica bambini in un terrificante tempio, ma ritmo e messinscena restano di altissimo profilo e umorismo ed azione non mancano.

Indiana Jones e il tempio maledetto nonostante si dimostri per certi versi inferiore al precedente I predatori dell’Arca perduta e al successivo L’ultima crociata resta l’ennesimo spettacolare mix di avventura e intrattenimento made in Hollywood che ha conquistato milioni di spettatori e alla luce del pasticciato e recente quarto capitolo della saga, Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. eccessi e difetti di questo secondo episodio diventano inevitabilmente pregi.

Note di produzione: nel cast compaiono Kate Capshow (Willie Scott) che diventerà la moglie di Spielberg e il giovane Jonathan Ke Quan (Short Round) che ritroveremo ne I Goonies. Lucas in seguito confessò che la cupezza di questo secondo capitolo derivò in gran parte da alcuni suoi problemi personali, tra cui un divorzio in corso, che lo affligevano durante la stesura dello script, il film vinse un Oscar per i migliori effetti speciali, ma venne anche accusato di razzismo dal governo indiano.