I mercenari – The Expendables, recensione in anteprima da Los Angeles

I mercenari sono un gruppo di soldati cazzutissimi, abilissimi e sbruffoni, capitanati da Barney Ross (Sylvester Stallone). Al fianco di Ross, un uomo che ancora crede nei valori, troviamo: il copilota Lee Christmas (Jason Statham), abile tuttofare, braccio destro del capo, con una relazione sentimentale difficile; Ying Yang (Jet Li), alle prese con la sua altezza e il bisogno continuo di più soldi; Gunner Jensen (Dolph Lundgren) è il perfetto mercenario (quando vedrete il film capirete il perché); Toll Road (Randy Couture) è il vero picchiaduro; Hale Caesar (Terry Crews) è l’esperto di armi e coltelli.

Dopo una missione trionfale in Somalia (che fa già capire come funzionerà il film) gli Expendables, nome del gruppo mai nominato che si vede ripetutamente sulle moto del team e, in parte, tatuato sulla schiena di Ross, tornano alla base. Tool (Mickey Rourke), tatuatore dal drammatico passato, ora procacciatore di impieghi per il gruppo, comunica a Ross di avergli trovato un nuovo incarico: gli abitanti dell’isola di Vilena vengono schiavizzati dal Generale Garza (David Zayas), un dittatatore (pentito), burattino del magnate americano James Munroe (Eric Roberts). Dopo aver incontrato chi di dovere per ulteriori dettagli (la tanto attesa scena / siparietto Stallone-Schwarzenegger-Willis), Ross si reca sull’isola per incontrare l’informatrice Sandra (Giselle Itié) e portare a termine il lavoro. La situazione precipita e Barney è costretto a ritirarsi e organizzare i suoi uomini prima che sia troppo tardi per la donna e per la popolazione di Vilena.

Questa è brevemente la storia de I mercenari (The Expendables), l’atteso film d’azione scritto e diretto da Sylvester Stallone. Partiamo dal presupposto che chi ama il genere uscirà dalla sala soddisfatto, mentre chi cerca una trama complessa rimarrà deluso dalla semplicità dell’intreccio e della narrazione.

Di action c’è tutto e di più (e quando scrivo di più intendo scene esagerate che tanto hanno esaltato il pubblico americano in sala), non solo una corposa lista di attori disposti a prendere parte al film anche solo per cinque minuti (o meno): si passa dall’inseguimento a piedi a quello in automobile, da esplosioni a catena a carneficine con mitragliatori e fucili di ogni tipo, da scontri corpo a corpo a uso e abuso di coltelli e coltellacci, da sangue a tanto sangue (quasi splatter).

Lo schema narrativo è semplicissimo: i buoni devono combattare i cattivi (a Roberts bisogna aggiungere i picchiatori Steve Austin e Gary Daniels), i buoni devono salvare la bella donzella in difficoltà, tutto si risolve nelle battute finali dopo centinaia di corpi flagellati da pallottole e lame.

La recitazione è quella che è: Stallone ha l’espressività di Stallone appesantita dagli anni e dalla chirurgia; Statham recita con voce bassa e impostata, ma quando si muove fa sempre la sua porca figura; a Rourke viene affidato il momento toccante e lacrimoso; gli altri se le danno di santa ragione.

I mercenari è un film da vedere assolutamente per tre buone ragioni: in cento minuti riesce a riassumere perfettamente tutte le caratteristiche principali che deve avere un film d’azione; la colonna sonora incalzante, la fotografia puntuale e la regia attenta (con certi dettagli come il riflesso di un volto sulla lama di un coltello, o le esplosioni a catena viste da più angolazioni, che danno un tocco in più) svolgono appieno il loro dovere; i dialoghi, anche se elementari, di volta in volta sdrammatizzano o enfatizzano perfettamente le scene, tanto da non sottrarre nulla all’apoteosi dell’immagine.