Hook-Capitan Uncino, recensione

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L’avvocato Peter Banning (Robin Williams) e la moglie sono a Londra per presenziare ad una cerimonia di premiazione della nonna adottiva Wendy (Maggie Smith), la coppia ha portato con sè i due figli che mentre loro sono via vengono rapiti nel cuore della notte.

Il rapitore ha lasciato solo un  biglietto con tanto di pugnale a testimonare che è stato il famigerato Capitan Uncino (Dustin Hoffman) dell’Isola che non c’è ad aver preso i due regazzini, cosi l’avvocato Banning dovrà suo malgrado reindossare gli abiti di Peter Pan e con l’aiuto di Trilly, (Julia Roberts) tornata in città per aiutarlo, salvare i suoi bambini,.

Sull’isola Trilly avrà il compito insieme alla banda di amici di Peter di far ricordare a Banning il bambino che è stato, e la magia di cui era capace, ma l’impresa si rivelerà alquanto ardua, perchè Banning è alquanto recalcitrante e perchè Uncino, ansioso di pareggiare i conti, ha dato a Trilly solo tre giorni per riportagli il Peter Pan di un tempo.

Spielberg al contrario del suo Peter Banning non ha dimenticato il bambino che è i lui, anzi ne ha fatto materia da sogni ad occhi aperti grazie al cinema e alla moltitudine di personaggi e storie che ci hanno letteralmente conquistato nel corso degli anni. esplorando le fiabe come gli incubi, insomma tutto materiale che ha fatto della nostra infanzia qualcosa di magico e perduto.

Purtroppo per la prima volta sembra che qualcosa non abbia funzionato e chiunque conosca a fondo il lavoro del regista potrà percepirlo immediatamente, c’è qualcosa di inesorabilmente edulcorato e oltremodo zuccheroso nell’artefatto mondo creato da Spielberg per il suo Hook-Capitan Uncino.

Si comincia con Robin Williams che se commovente e oltremodo credibile nel suo bambino imprigionato in un corpo adulto nel Jack di Coppola, qui con il costume da Peter Pan ci risveglia qualche inquietudine come a suo tempo fece il Benigni versione Pinocchio, i due film hanno in comune una mancanza di empatia tra regista e storia che non può essere nascosta da un cast stellare e monumentali scenografie, considerando la poesia di cui sono capaci entrambi gli autori.

Dove sono le atmosfere e la poesia di classici come E.T. o I Goonies che hanno il potere ad ogni visione di risvegliare il nostro personale Peter Pan? Siamo noi che non riusciamo a percepire la forza del racconto perchè abbiamo perso il contatto  con la nostra parte più infantile, o Hook è palesemente un fisiologico passo falso per uno dei registi più capaci di  sempre? Optiamo per la seconda ipotesi anche se avremmo volentieri preferito la prima.