Warrior, recensione

L’ex-marine Tommy Riordan (Tom Hardy) torna a casa e rincontra l’odiato padre Paddy (Nick Nolte), un ex-alcolista che combatte ogni singolo giorno con i fantasmi del passato, i sensi di colpa e la tentazione di affogare ancora il dolore nell’alcol, ma Paddy non riuscirà a  convincere il figlio del suo cambiamento. Nel frattempo il figlio maggiore di Paddy, Brendan Conlon (Joel Edgerton) insegnante di fisica si ritrova indebitato con la banca che intende toglierli la casa, nonostante lui e sua moglie Tess (Jennifer Morrison) si diano un gran da fare e Brendan sia tornato, all’insaputa della consorte ad esibirsi in incontri amatoriali di Arti Marziali Miste, scelta quest’ultima che finirà per costargli il posto d’insegnante. Sarà così che Paddy si troverà ad allenare il figlio minore Tom per uno dei più importanti tornei di arti marziali miste mai organizzato, con una borsa colossale da cinque milioni di dollari, premio finale a cui aspira anche l’indebitato Brendan, che con l’aiuto del suo vecchio amico ed allenatore Frank Campana (Frank Grillo) arriverà alla finale,  trovandosi di fronte proprio il fratello che non vede da anni.

Il regista Gavin O’Connor torna a narrare di sport e sogno americano dopo l’hockey su ghiaccio dell’edificante Miracle, stavolta la fonte di ispirazione è senza dubbio il primo Rocky quello genuino e coinvolgente che nel 1976 conquistò l’Academy e permise a John G. Avildsen di conquistare il suo primo ed unico Oscar.

O’Connor allestisce un dramma a sfondo famigliare, come accaduto nel recente The Fighter, fruendo di un terzetto di attori in gran forma su cui svetta un Nolte in odore di Oscar, e mette in scena il mantra sportivo per antonomasia “lacrime, sudore e sangue” amplificato da una fotografia che punta al realismo, come accadeva nell’indipendente Girlfight e personaggi che richiamano stereotipi che hanno fatto la fortuna della saga dello Stallone italiano, Hardy ha la rabbia, il fisico e l’occhio della tigre del Clubber Lang di Mr. T, Edgerton ha il cuore, la capacità di incassare e la fame del Rocky Balboa di Stallone e c’è addirittura un terrificante russo alla Dolph “ti spiezzo in due” Drago da abbattere.

Warrior sfiora il capolavoro, arriva dritto al cuore dello spettatore attraverso una coinvolgente messinscena di altissimo profilo, il resto lo fanno l’impatto visivo delle Arti Marziali Miste che trasformano il canonico ring in una gabbia in cui si aggirano pericolosi e determinati animali feroci e in cui le ferree regole della nobile boxe si ampliano all’insegna del brutale, trasformando gli avversari di questa disciplina in veri e propri gladiatori del knock-out.

Note di produzione: nel cast figura anche l’attrice Jennifer Morrison volto noto del serial Dr. House. La disciplina sportiva della Arti Marziali Miste (MMA), uno sport da combattimento a contatto pieno il cui regolamento consente l’utilizzo sia di tecniche di percussione (come calci, pugni, gomitate e ginocchiate), sia di tecniche di lotta (come proiezioni, leve, chiavi articolari e strangolamenti) è già stata rappresentata su grande schermo nel dittico Never Back Down. (fonte Wikipedia)