Recensione: Il castello errante di Howl

La giovane Sophie, si trova tramutata in una vecchina per un maleficio lanciatogli dalla malvagia Strega delle Lande. A causa di questa sua trasformazione, la ragazza è costretta a lasciare la sua casa e le due sorelle, in cerca di un’ antidoto all’incantesimo trova lavoro come donna delle pulizie nel magico, e sempre in movimento, castello di Howl.

Sophie scoprirà che anche il giovane abitante del castello, il mago Howl, è vittima della Strega delle Lande, e che il castello è una porta aperta sul suo mondo, attraverso la quale raggiungere qualsiasi posto lei desideri, intanto la guerra è alle porte…

Solo l’animazione ed il disegno potevano imbrigliare l’immaginifico e straordinario mondo del maestro Hayao Miyazaki, un fantastico intreccio di fantasy e surreali sogni popolati da creature mutaforma, che assumono il compito di colorare le meravigliose tavole animate dell’artista giapponese.

Dopo le mostruose e oniriche meraviglie de La città incantata che conquisto’ il premio Oscar nel 2003, un’altro bizzarro mondo afflitto da guerre e magia, sempre in bilico tra salvezza e autodistruzione, i sentimenti dell’amore e dell’amicizia, ma soprattutto della compassione per il prossimo diventano armi per riacquistare il controllo del proprio mondo e riconquistare la tanto agognata pace.

Dopo Nausicaa della valle del vento e Chichiro, la piccola protagonista de la città incantata ancora un personaggio femminile incarna la salvezza e l’innocenza, ma pura meraviglia è il castello, multiforme costruzione sempre in movimenro, portale e luogo di rifugio dall’immensa follia che sta lentamente invadendo il magico mondo della giovane Sophie.

Tratto dal libro dell’autrice Diana Winnie Jones, Il castello errante di Howl, si discosta dalle pagine del racconto per mutare ed assorbire il Miyazaky-pensiero, la guerra fa capolino modificando personaggi e situazioni, in particolar modo incidendo sul mago Howl, e puntando la narrazione sul conflitto tra il guerrafondaio re e l’assoluto rifiuto del giovane mago di usare i propri poteri nella guerra appena scoppiata.

Le creature che popolano il nuovo lungometraggio del regista, sono mutevoli, magiche e figlie degli elementi della terra, demoni, spiriti, streghe, maghi, spaventapasseri animati, tutto il repertorio di Miyazaky rende vivido e vivo il colorato e magico mondo dove si muove la giovane/anziana protagonista.

Il Festival di Venezia, nel 2005, ha finalmente premiato, con un Leone d’oro alla carriera, l’opera artistica di questo maestro indiscusso della nobile e suggestiva arte dell’animazione, e noi non possiamo che unirci al plauso generale.