Immortals, recensione

Siamo nel 1200 a.C., il re Iperione (Mickey Rourke) devastato dal dolore per aver perso i suoi cari e ormai in preda ad una violenta e cieca follia ha intenzione di liberare i Titani e distruggere ogni traccia delle divinità greche dalla faccia della Terra, ma per farlo ha bisogno del mistico arco di Epiro forgiato da Marte. In questo cupo scenario che preannuncia una devastante ed apocalittica guerra si muove l’eroe della storia, il reietto Teseo (Henry Cavill), prode e letale guerriero protetto dal sommo Zeus (Luke Evans) e designato a salvare la Grecia dalla distruzione. Nel suo cammino verso l’epica battaglia finale che coinvolgerà divinità dell’Olimpo, Titani ed umani, Teseo sarà accompagnato e supportato dalle visioni dell’oracolo Fedra (Freida Pinto) e dallo schiavo in cerca di riscatto Stavros (Stephen Dorff).

Approda finalmente sugli schermi l’atteso Immortals che il regista Tarsem Singh, noto al grande pubblico per il suo onirico e visionario thriller The Cell-La cellula, aveva descritto come, testuali parole: “Caravaggio incontra Fight Club”. Sorvolando sull’istrionico e surreale mix presagito dal regista, quello che ci troviamo ad affrontare è invece un pretenzioso mix, stilisticamente votato all’eccesso visivo, di classici elementi da film mitologico racchiusi in pellicole come Scontro tra titani, 300 e Troy.

Singh è talmente impegnato ad affrescare il suo fumettoso e barocco universo dark, utilizzando massice dosi di CGI e una cupissima fotografia, che si dimentica di dare un senso al racconto che scorre su schermo, una storia all’insegna del frullatone mistico-mitologico che ci propone divinità tutt’altro che immortali, titani dalle risibili fattezze, un eroe davvero poco incisivo e un tormentato villain da manuale interpretato da Mickey Rourke, che alla fine sembra l’unico a lasciare qualche traccia di sè all’interno di un film che mostra tutti i limiti di un mero esercizio di stile, limiti che si palesano tra l’altro nella caotica sequenza della battaglia finale e in un 3D inadeguato, che paga lo scotto di una fotografia troppo cupa per permettersi di pagare il prezzo, in luminosità richiesto dal formato.

Immortals pecca sia in contenuti che nella caratterizzazione dei personaggi, quasi tutti privi di spessore emotivo e di qualsivoglia afflato epico, incapaci di imporsi su una soverchiante confezione a tratti davvero pacchiana, costretti a recitare dialoghi ridondanti che rendono la messinscena posticcia oltre il consentito. Purtroppo è palese a fine visione, che nonostante l’impegno profuso e gli intenti artistici, Immortals si riveli una cocente delusione e di contro faccia guadagnare numerosi punti ad altri film del filone spesso sottovalutati, su tutti l’iperdinamico 300 di Zack Snyder.

Note di produzione: nel cast del film, costato 80 milioni di dollari figura anche il veterano John Hurt. La colonna sonora è stata affidata al compositore Trevor Morris al suo primo score per il grande schermo, dopo aver realizzato musiche per le serie tv The Tudors, I Pilastri della Terra e The Borgias.