Attacco al potere, recensione

siege

Dopo un prologo mediorientale dove assisteremo al rapimento di un sedicente finanziatore arabo di cellule terroristiche, in quel di New York l’agente speciale dell’FBI Anthony Hubbard (Denzel Washington) e il collega Frank Haddad (Tony Shalhoub) sono alle prese con una telefonata minatoria seguita dalla richiesta di liberazione dello sceicco Bin Talal, il sequestro di un bus nel centro di New York con annesso atto dimostrativo fortunatamente senza conseguenze.

Le indagini che seguiranno porteranno al fermo di Elise Kraft (Annette Bening)  che si scoprirà essere un agente sotto copertura della CIA impegnata a contattare e reclutare militanti islamisti, addestrarli ed armarli per utilizzarli contro il regime iracheno, tra questi anche lo sceicco scomparso, ma la Kraft è restia a condividere informazioni e le conseguenze saranno devastanti.

Prima un bus di linea carico di passeggeri, poi un teatro di Broadway, in un escalation di violenza e terrore gli attentati si susseguono mentre Hubbard brancola nel buio, è a questo punto che entra in scena l’ambiguo genereale William Deveraux (Bruce Willis) che sembra essere implicato nel sequestro Bilal, ma dopo l’ennesimo attentato dinamitardo, stavolta contro un palazzo federale e la proclamazione della legge marziale, il governo gli consegnerà New York dandogli carta bianca onde scoprire le restanti cellule dormienti.

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