Che fine ha fatto Edward Furlong?

Oggi per il nostro speciale Che fine hanno fatto? ci occupiamo di Edward Furlong,  che ha acquistato notorietà mondiale grazie al ruolo del tormentato adolescente John Connor, braccato dal letale T-1000 (Robert Patrick) e protetto dall’altrettanto letale T-800 (Arnold Schwarzenegger) nel sequel campione d”incassi e di effetti speciali Terminator 2-Il giorno del giudizio (1991).

Come capita spesso non è semplice gestire una visibilità di tale portata, Furlong all’indomani del successo del sequel di Cameron si cimenta con un paio di pellicole di buon riscontro l’horror Cimitero vivente 2 (1992) e il dramma indipendente American Heart (1992) al fianco di Jeff Bridges.

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B-cult, Animal Factory

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Oggi per i B-cult vi segnaliamo un film indipendente, il film è il prison-movie Animal Factory, protagonisti il veterano Willem Dafoe e il desaparecido Edward Furlong, ultimo avvistamento noto del giovane il direct-to-video Il corvo-preghiera maledetta del 2005, mentre dietro la macchina da presa l’attore Steve Buscemi al suo secondo lungometraggio dopo Mosche da bar del 1995, e la regia di alcuni episodi delle serie tv I Soprano e Oz.

Il giovane figlio di papà Ron decker (Furlong) beccato con un ingente quantitativo  di droga viene accusato di spaccio e spedito, in attesa del processo, in un penitenziario dove si confronterà con un ambiente adulto in cui  violenza e sopraffazione sono pane quotidiano, sarà il veterano Earl Copen (Dafoe) a prenderlo sotto la sua ala protettrice.

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Il Profeta, recensione in anteprima

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Malik (Tahar Rahim) è un ragazzo praticamente analfabeta con un percorso criminale da manuale, uan serie di  riformatori, la maggiore età e il grande salto, un carcere con la C maiuscola, più simile ad una giungla che ad un’istituzione dagli intenti riabilitativi.

L’incipit è da incubo, la violenza e la sopraffazione, le regole non scritte, ma applicate senza alcuna pietà, sono servite quoridianamente a chi non riesce a capire dove si trova e chi comanda, chi non conosce la spietata legge del cane mangia cane, ma Malik sembra avere la scorza abbastanza dura e l’intelligenza  necessaria per capire che solo unendosi al branco giusto, solo guadagnandosi i favori di chi ha la sua vita in mano, che siano guardie o detenuti farà la differenza tra la vita e la morte.

Sei interminabili anni tra lui e la fine del tunnel, un tunnel che sarà irto di ostacoli, decisioni da prendere, scelte che ne faranno vittima o carnefice, e Malik capirà ben presto che solo mostrandosi remissivo prima, spietato e determinato poi, conquistandosi un rispetto fatto di piccoli gesti quotidiani di chi ha capito sino in fondo quelle regole non scritte, solo cosi riuscirà a sopravvivere all’inferno della detenzione, ma così la fine del tunnel potrebbe trasformarsi inevitabilmente in un’ulteriore evoluzione del suo essere criminale, adatta sicuramente ad affrontare la strada e il mondo esterno, ma non l’inferno che si porta dentro.

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