Bitch Slap-Le superdotate, recensione in anteprima

Tre sensuali e discinte fanciulle, la sexy-stripper Trixie (Julia Voth), l’ex-detenuta e trafficante di droga Camero (America Olivo) e la misteriosa e danarosa Hel (Erin Cummings) si ritrovano a scavare nel bel mezzo del deserto del Mojave, alla ricerca di un tesoro celato in quel luogo sperduto dal famigerato Pink, una specie di fantasma che regna sul mondo del crimine incutendo terrore al solo pronunciarne il nome.

Il terzetto cercherà di carpire qualche informazione sull’esatta location del tesoro torturando il viscido Gage (Michael Hurst), l’ennesimo scagnozzo al soldo di Pink, purtroppo l’inaspettato arrivo nel bel mezzo del nulla di un poliziotto di pattuglia complicherà le cose e le tre dovranno riuscire a farlo allontanare senza destare sospetti.

Trixie, Hel e Camero comunque non si fidano l’una dell’altra, ognuna ha un segreto da celare e ognuna sembra essere in quel luogo dimenticato da Dio solo per il proprio misterioso tornaconto personale, ma quando Camero innamorata di Hel, scoprirà che quest’ultima ha una relazione con Trixie, scoppierà l’inferno, la faccenda si farà personale e il sangue scorrerà a fiumi.

Si è davvero dato un gran da fare L’esordiente Rick Jacobson per allestire questo rutilante e fracassone omaggio al genere blaxploitation tanto amato da Tarantino, Jacobson non riparmia citazioni a raffica rischiando di mandare a più riprese lo spettatore in overdose, parte con I soliti sospetti, abbiamo addirittura un emulo del temibile Kaiser Soze di Synger e poi giù a citar classici che vanno dal Faster, Pussycat! Kill! Kill! di Meyer al recente Grindhouse della coppia Rodriguez/Tarantino.

In Bitch Slap-Le superdotate c’erano potenzialmente tutti gli elementi per trasformare la pellicola di Jacobson in un piccolo classico, dalle prorompenti super-siliconate modelle da calendario d’officina in una intrigante digressione killer, alle fantasie saffiche da prison -movie al femminile, a cui si aggiungono una corposa dose di catfight come nella mitica scena della roulette in Kill Bill vol.2 e sequenze che sembrano uscite dritte dritte dai video softcore targati Penthouse.

Purtroppo Jacobson non riesce a sopperire con tanto entusiasmo ad una scelta che affossa inesorabilmente la pellicola sin dai primi minuti, una fastidiosa patinatura da video targato Playboy che diventa stridente quando si vanno ad omaggiare/citare pellicole come Grindhouse o il cult Sin City.

L’idea di non optare per una ricercata e voluta sporcatura della parte prettamente visiva a partire dalla fotografia, optando invece per un intollerabile formato videoclip, trasforma tutto l’elaborato baraccone all’insegna del kitsch allestito da Jacobson in una sorta di compitino ben fatto, talmente pulitino da trasformare violenza, linguaggio esplicito e discinte protagoniste  in una sorta di bislacco ibrido che ci porta in un’inquietante realtà alternativa, dove a girar Grindhouse troveremmo Michael Bay, a produrre Hostel Steven Spielberg, mentre Sin City invece che un fumetto sarebbe un videogame, insomma più che una realtà alternativa un vero e proprio incubo.

Nelle sale a partire dal 22 luglio 2011

Note di produzione: il regista Rick Jacobson proviene dalla tv, all’attivo per lui episodi per Xena-Principessa guerriera, Spartacus: Blood and Sand ed Hercules, non per niente nel film c’è un cameo dell’Ercole televisivo Kevin Sorbo, per quanto riguarda invece il terzetto di protagoniste, La Voth (Trixie) ha posato come modella per la Jill Valentine del videogame Resident Evil, la Cummings (Hel) è apparsa nei serial Mad Men e Spartacus e la Olivo (Camero) è apparsa sulla copertina di Playboy e nel remake di Venerdì 13 prodotto da Bay.