I soliti ignoti, recensione

Una squadra di sgangherati ladruncoli di mezza tacca grazie ad una fortunosa dritta scippata in carcere ad un compare detenuto e dalla chiacchiera facile pensa di organizzare un colpo ai danni di un’agenzia del Monte dei pegni, ma durante la spassosa pianificazione si renderanno conto di dover aprire una cassaforte e di non avere la competenza necessaria.

La banda formata dall’orfano Mario (Renato Salvatori), il fotografo con famiglia Tiberio (Marcello Mastroianni), il siciliano Ferribotte (Tiberio Murgia), l’anziano e affamatissimo Capannelle (Carlo Pisacane), e il pugile fallito Giuseppe Baiocchi (Vittorio Gassman) detto Peppe er Pantera, pensa bene di rivolgersi ad un esperto di cassaforti, il veterano Dante Cruciani (Totò), maestro dello scasso agli arresti domiciliari che si ricicla insegnante con lezioni di scasso ed effrazione.

Una volta appresi i rudimenti della tecnica da Cruciani toccherà a Mario il compito di sedurre e sottrarre le chiavi alla cameriera che lavora nell’appartamento adiacente all’agenzia in cui nottetempo la banda dovrà intrufolarsi, ma mentre l’operazione procede Cosimo (Memmo Carotenuto) l’ideatore del colpo ancora in prigione grazie ad un amnistia esce e si mette in cerca dei compari che lo hanno raggirato.

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Totò, Peppino e… la malafemmina, recensione

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Antonio Caponi (Totò) e suo fratello Peppino (Peppino De Filippo) sono due contadinotti di poca cultura e dal carattere opposto, il primo è spendaccione, truffaldino e donnaiolo, il secondo avarissimo e alquanto ingenuo, entrambi mantengono il nipote Gianni (Teddy Reno), studente di medicina, ma quest’ultimo invaghitosi di una ballerina lascia Napoli per seguirla nella tentacolare Milano.

La bellerina in questione, la bellissima Marisa (Dorian Gray), al contrario di quello che si potrebbe pensare è molto innamorata di Gianni e non gli permetterebbe mai di abbandonare gli studi, di altro avviso sono gli agguerritissimi fratelli Caponi che giunti a Milano hanno intenzione di convincere a suon di soldoni la bella Marisa a farsi da parte.

Così assisteremo al viaggio in terra straniera della coppia di fratelli, che sbarcati a Milano si infileranno in una sequela di spassosi equivoci che li porteranno a conoscenza della vera natura dell’amore che lega il nipote alla sensuale ballerina.

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La banda degli onesti, recensione

Antonio Buonocore (Totò) è il portinaio di uno stabile che un bel giorno si ritrova per le mani quello che sembra essere un inaspettato colpo di fortuna, nonchè la svolta della vita, alcuni clichè sottratti alla Zecca dello Stato e la carta filigranata per stampare delle banconote.

Antonio viene in possesso dello scottante materiale grazie ad una confessione fattagli da un anziano inquilino, che in punto di morte gli rivela dove ha nascosto filigrana e clichè di cui Antonio si appropria dopo la morte dell’uomo.

L’idea è molto semplice, almeno sulla carta, coinvolgere altri due compari nell’operazione, il tipografo Giuseppe Lo Turco (Peppino De Filippo), lui fornirà i macchinari necessari a stampare fisicamente le banconote e il pittore Cardone (Giacomo Furia), un artista della tela esperto di colori e vernici.

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