Per favore mordimi sul collo: vampiri, tra mito e cinema

Il vampiro, figlio di paure filtrate dalle tradizioni folkloristiche esprime nella sua figura l’atavica paura della morte al contempo il fascino che quest’ultima ha su di noi, il cinema non ha potuto far finta di nulla davanti a questa fascinosa figura che attraverso l’immortalità ed il sangue ci ricorda la nostra ricerca, attraverso i secoli, di un modo per ingannare la morte e la natura stessa in una folle battaglia persa contro vecchiaia e disfacimento fisico per sognare una vita eterna poco spirituale e molto terrena.

Murnau trasforma il letterario e leggendario Dracula di Bram Stoker in un personaggio visivamente reale ed inquietante nel suo capolavoro Nosferatu (1922), il vampiro protagonista di questo classico è un personaggio triste e solo che soffre per amore, ma che soccombe alla sua natura maligna cibandosi della sua amata in una sorta di ultimo pasto liberatorio prima della sua ennesima dipartita, Klaus Kinsky e Willem Dafoe ci riproporanno questo archetipo di vampiro nel remake di Herzog e nel brillante L’ombra del vampiro, in cui si narra delle riprese del primo Nosferatu e della leggenda che vuole che l’allora protagonista Max Schreck fosse realmente un vampiro.

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