La Casa di Carta Corea: la nuova serie di Netflix

La Casa di Carta, ritorna con una nuova stagione. La serie spagnola, diventata un cult, viene rilanciata da Netflix con un remake. La struttura di questa nuova stagione, ricalca la falsariga di “Squid Game”: La Casa di Carta Corea, assorbe la formula della serie coreana, creando un perfetto mesh up tra i due racconti, che hanno diversi denominatori comuni: il riscatto. Nella nuova serie, il Professore, è la mente, l’ideatore della rapina più grande della storia, una rapina a cui parteciperanno coreani del Nord e coreani del Sud, per combattere la povertà, a dispetto di una classe sociale, quella dei ricchi, che a seguito dell’unificazione delle due Coree, ha schiacciato la maggioranza della popolazione.

 

La trama de La casa di Carta Corea, ha una struttura diversa dalla serie originale spagnola. Il Professore, decide di ideare una rapina ai danni della Zecca di Stato che si trova in una zona di sicurezza al confine tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. E’ nella Zecca di Stato che sarà emessa la moneta unica di entrambi i Paesi, per garantire cosi un’economia solida e stabile. Il piano del Professore è quello di rubare le monete non ancora emesse, e di fermare cosi il programma di “unificazione economica” delle due Coree. Sarebbe il colpo più grande della storia, e una rapina che cambierebbe le sorti di tutta la Corea. Per realizzarlo, il Professore recluterà rapinatori di entrambi i Paesi: un nuovo Professore dunque, una nuova Tokyo e un nuovo Berlino.

 

Una nuova banda che indosserà le tute rosse, ma non le maschere di Dalì che erano state indossate dai personaggi della serie spagnola; a coprire i volti dei rapinatori della banda, saranno le maschere di Haoe, artista di spicco del teatro coreano. Anche ne La Casa di Carta Corea, è prevista azione, guerra, sangue, dunque una formula, che ricalca il vecchio e si apre in qualche modo al nuovo.

Un remake che potrebbe rivelarsi una formula di successo o di insuccesso. La conformità e le differenze che si trovano in questa serie, potrebbero essere ancora più esaltanti della serie originale che ha fatto innamorare milioni di fans, ma potrebbe anche non essere apprezzata proprio per le troppe similitudini con la serie madre e con la serie sorella Squid Game, da cui assorbe lo stile, e la tipologia di alcune formule.

 

Netflix ha annunciato che sarà sulla piattaforma dal 24 giugno, attesa breve per un nuovo colpo di Stato.

Lightyear-la vera storia di Buzz- il nuovo capolavoro firmato Disney Pixar

Lightyear, la vera storia di Buzz, è il nuovo film d’animazione, firmato Disney Pixar. Protagonista, l’eroe Buzz Lightyear, il ranger di Toy Story. Buzz è alle prese con il suo primo volo, una prova di pochi minuti che si trasforma in un’avventura. Buzz, attraversa un varco temporale di circa 62 anni e si ritrova su un altro pianeta, proiettato nel futuro. Insieme al suo gatto, simpatico e burlone e ad un gruppo di altri spaziali, Buzz dovrà trovare il modo per tornare a casa e nel suo passato e dovrà anche aiutare i suoi compagni a combattere un esercito di robot, intenzionati a distruggerli.

 

Lightyear è il film che racconta la storia di Buzz, e di come il ranger si è trasformato in un eroe. Una sorta di prequel, avvincente ed entusiasmante, in cui si combinano perfettamente tutti gli incastri che fanno del film d’animazione, un’eccellenza. Buzz Lightyear, è un eroe moderno, combattente e coraggioso, una sorta di personaggio leggendario, non solo un ranger, non solo uno spaziale. Cosi la Disney Pixar, centra ancora una volta il bersaglio, con un film per tutti, che è realistico e surreale allo stesso tempo.

Il doppiaggio originale del personaggio di Buzz Lightyear è di Chris Evans che ha dichiarato di aver realizzato il suo sogno. L’attore, ha raccontato di quanto per lui sia stato un privilegio lavorare con la Pixar, e soprattutto quanto sia stato istruttivo e divertente dare voce ad un personaggio come quello di Buzz, nel racconto della sua storia.

 

Il film è stato diretto da Angus Mac Lane, vincitore di un Ammy Awards e sarà nelle sale cinematografiche il 15 giugno 2022. Per i fan, un film attesissimo, che arricchisce la lunga serie di Toy story -il mondo dei giocattoli-; Toy story 2 -Woody e Buzz alla riscossa-; Toy story 3 -La grande fuga-; Toy Story 4. Tutti i film appartenenti a questo cerchio, hanno segnato la storia della Disney Pixar, per la bellezza, la profondità delle tematiche, e per come sono stati strutturati i film. Lightyear, torna indietro, al passato, concentrandosi profondamente su uno dei personaggi chiave di Toy Story, che in questo racconto, diventa protagonista assoluto, eroe positivo, eroe di due mondi. “Verso l’infinito e oltre”, la sua frase ricorrente, torna anche qui, e trova una costruzione semantica, data dall’amicizia con una spaziale come lui. Verso quell’infinito che non è solo spazio, ma è stelle, magia e bellezza.

American Night: l’action movie fuori concorso alla Mostra del Cinema

American Night è un noir modernissimo, sceneggiato e diretto da Alessio Della Valle. Al centro di questo thyiller, due personaggi: John Kaplan -Jonathan Rhys Meyers- mercante d’arte, disordinato, caotico, sopra le righe, con un talento eccezionale nel suo lavoro, e dall’altra Micheal Rubino -interpretato da Emile Hirsch- giovane capo della mafia newyorkese. Le loro strade, seppur lontanissime, sono destinate ad incrociarsi: i due personaggi infatti, hanno in comune l’amore per l’arte e per gli affari. Il giovane boss, desidera diventare un pittore, anche se questa sua passione, non gli è stata mai riconosciuta, ne è stata mai appoggiata, in primis da suo padre. Dall’altra parte, John Kaplan, vive nell’arte e per l’arte. Sarà il furto della Marylin di Andy Wahrol, a permettere ai due protagonisti di incontrarsi.

 

Il film, si ispira chiaramente allo stile Tarantiniano: la scritta al neon che apre il film, in cui si sommano la parola Arte e la parola vita, dando origine al Caos, i dialoghi, la suspence, la gestualità, la violenza, i colpi di pistola, i colori. Uno stile che omaggia Pulp Fiction, che richiama un genere cinematografico amatissimo ed eterno allo stesso tempo. Nel cast, sono presenti altri attori, tra cui Paz Vega, Micheal Medsen e Fortunato Cerlino, attore di teatro italiano, tra gli interpreti principali di Gomorra la serie. Anastacia, canta una canzone in una scena di un film. Un cast stellare dunque, e una trama interessante, ispirata al grande genio Tarantino.

 

In una recente intervista, Jonathan Meyers, ha raccontato del suo rapporto con l’arte e con la recitazione, e anche del suo rapporto con il film stesso. Meyers si è raccontato in modo semplice, senza troppe sovrastrutture. Il suo modo di essere è lontano da quello degli attori di successo, dalla cui rosa, si sente completamente escluso. Si definisce un attore migliore di quello che era da giovane, un attore più consapevole di se stesso e del rapporto che si instaura con i personaggi che interpreta. Spesso ha interpretato ruoli scomodi, cosi anche in American Night.

Il suon rapporto con l’arte è basato sul desiderio mai realizzato di essere un grande artista. L’arte della pittura, consente di vivere la propria vita in intimità. Non esiste rapporto con il pubblico, se non attraverso le opere. Un attore, di contro è sempre troppo esposto, anche nella sua vita, esattamente come i personaggi dei suoi film. In American Night, lo stesso John Kaplan dice: “Gli uomini hanno bisogno di creare arte non per gioco, non per caso, ma perché dobbiamo”.

Nostalgia, il film di Mario Martone, a Cannes 2022

“Nostalgia”, è il film drammatico firmato dal regista Mario Martone. La pellicola, sarà presentata alla settantacinquesima edizione del festival di Cannes, la quarta, dopo “L’amore molesto”, “Teatro di Guerra”, “L’odore del sangue”. Nostalgia, è un film ispirato all’omonimo romanzo di Ermanno Rea, scrittore, giornalista e fotoreporter napoletano, vincitore di diversi premi, tra cui il “Premo Viareggio” e il “Premio Napoli” e diverse volte finalista per il premio “Strega”.

 

Il romanzo è un racconto nostalgico, accorato, in cui si mescolano i sapori della terra natìa, gli odori dei ricordi, ad un presente che non riesce a sviscerare il passato. Felice Losco, -interpretato da Pierfrancesco Favino, ritorna dopo quarant’anni a Napoli, per accudire sua madre, in fin di vita. La accompagna con amorevole pazienza, fino alla fine dei suoi giorni. E’ questo evento che cambia i suoi piani riportandolo indietro: Felice sceglie di non tornare al Cairo, dove l’aspetta la sua compagna; sceglie di restare a Napoli, per confrontarsi con il suo passato. E’ nei corridoi dell’ospedale che Felice inizia a parlare della sua storia con un medico, e successivamente a Don Luigi Rega, prete all’avanguardia e combattivo.

 

Aveva diciassette anni, quando sfrecciava con la sua Gilera, insieme al suo amico Oreste, detto ‘O Malommo. I due erano legati da una profonda amicizia, basata su una fiducia reciproca assoluta. Per i vicoli di Napoli, facevano piccoli scippi, e si divertivano a sfuggire alla legge, dandosela a gambe. Finchè un giorno, Oreste compie un omicidio a danno di un usuraio, sfondandogli la testa. Felice è sotto choc, ma non tradisce l’amico. Per allontanarsi da questa faccenda, suo zio, lo porta a Beirut con sé, dove il giovane si rifarà una vita.

 

Il suo ritorno a Napoli però, lo porta a cercare di nuovo Oreste e al loro passato. E Oreste lo aspetta, perché a Napoli, non esiste riscatto, e il dolore, è un macigno che distrugge i sentimenti e li schiaccia. Questo confronto, è il cuore pulsante di tutto il film, e mette a confronto il passato e il presente, la delinquenza e l’espiazione, il dolore e la pace.

Il film è stato distribuito e prodotto dalla Medusa Film. Sceneggiato da Martone e Ippolita di Majo che hanno curato diversi altri capolavori, tra cui, Qui rido io, Capri Revolution, Il Giovane Favoloso, e diversi altri capolavori. Nostalgia, sarà nelle sale cinematografiche dal 25 maggio 2022, per emozionare con la sua storia.

 

Top Gun Maverick: Tom Cruise torna a volare

 

Top Gun: Maverick è il sequel dell’iconico film “Top Gun” del 1986, pellicola americana per antonomasia, che si basa su un tessuto schematico preciso, patria, coraggio, libertà. Elemento cardine della maggior parte dei film d’oltreoceano, che sono diventati dei capolavori, pietre miliari del cinema internazionale. In Top Gun dell’86, il protagonista è un pilota di caccia, ribelle ed anarchico, coraggioso e sfrontato. E’ un appassionato di aerei e moto, di cui colleziona pezzi unici. Pete Mitchell, da tutti chiamato Maverick, viene scelto per una missione, anche nel sequel del film. Due volte protagonista, torna alla guida del suo caccia, a capo di una squadra di cui sarà il comandante.

 

Dopo 36 lunghi anni, Maverick è rimasto lo stesso: encomi e riconoscimenti appuntati alla sua giacca, ma nessuna promozione. Lui stesso ha scelto di evitarla, restando cosi solo un tenente, possibilità che costituisce il lasciapassare per il cielo, senza il quale non riuscirebbe a vivere. Maverick, viene scelto per guidare una missione segreta: il suo ruolo sarà quello di addestrare una squadra di piloti, scelti tra i migliori Top Gun, che dovranno colpire e demolire un deposito di uranio arricchito che si trova posto in una gola dotata di potentissimi sistemi antiaerei. E’ una missione suicida, che però viene intrapresa, nonostante i rischi.

 

Nel tornare alla base per l’addestramento della squadra di piloti, Maverick, incontrerà il tenente Bradley Bradshaw, figlio del migliore amico di Mavferick, morto durante un addestramento. E’ questo il primo nodo della storia, e il primo reale collegamento con il Top Gun dell’86. Maverick non ha mai elaborato quel lutto e porta con sé una serie di tormenti cosi come il figlio, che non ha mai elaborato la morte di suo padre. Il rapporto tra i due, sarà la chiave dell’elaborazione di questa perdita, e un perfetto legame con il tessuto della storia. Maverick, rincontrerà anche Penny, la sua fiamma: Penny è una donna libera e indipendente, che decide di salire a bordo di uno di quei caccia, prendendo parte alla missione. Altro ritorno è quello di Iceman, interpretato da Val Kilmer.

 

Il coraggio, è il cuore pulsante della storia. Forte è la tematica del ritorno e della riconciliazione con se stessi. Lo stesso Tom Cruise, attore e produttore del film, ha dichiarato che questo sequel era necessario per diversi aspetti. E’ stato rispettato pienamente lo stile di Tony Scott, regista del primo Top Gun, venuto a mancare nel 2012. La colonna sonora, “Take my Breayh away” vincitrice di un Oscar, ora è sostituita da “Hold my hand” di Lady Gaga.

 

L’adattamento cinematografico di Dungeons and Dragons: tutto ciò che sappiamo finora

Portare sul grande schermo un gioco di ruolo epico e riuscire a bissare il successo planetario riscosso fra i players di tutto il mondo, non è un’impresa facile. E infatti il primo tentativo, risalente all’anno 2000, è stato un vero fiasco. Nonostante la presenza di un cast di tutto rispetto, con i nomi di Jeremy Irons e Marlon Wayans in evidenza, il film fu un clamoroso flop di critica e di pubblico.

Adesso però, D&D può prendersi la rivincita sul grande schermo grazie al nuovo titolo prodotto dalla Paramount Pictures, con un budget importante e attori di primo ordine. Ecco quindi tutto ciò che è dato sapere finora sul prossimo film di Dungeons and Dragons.

adattamento cinematografico

La fortuna di D&D dal gioco di carte ai giochi online

Sai davvero tutto del gioco di ruolo più popolare di sempre? D&D è stato pubblicato per la prima volta nel 1974 (esatto, quasi mezzo secolo fa!) dal marchio Hasbro della società editrice Wizards of the Coast, e si è velocemente diffuso a livello globale. Il suo successo è stato tale da essere preso come modello e da diventare così l’antenato ispiratore dei vari giochi strategia pc, ovvero di quei giochi online, con ambientazioni diverse (Antichità Classica, Medioevo, Fantasy), nei quali il protagonista deve compiere una serie di missioni e superare gli ostacoli del caso, da solo o in compagnia di alleati, per avere la meglio sui nemici in avvicendamento.

Se da un lato nei giochi di ruolo con le carte, la fantasia del giocatore deve compiere uno sforzo per immaginare gli scenari e i personaggi, nei giochi online di strategia per PC le grafiche innovative danno modo di immergersi nel titolo preferito in modo sempre più realistico e coinvolgente. In questo modo il giocatore è libero di concentrarsi completamente sulle tattiche e sulle missioni di gioco.

Come si gioca a Dungeons and Dragons?

Il gioco di carte D&D viene giocato solitamente in 4 o 5 giocatori, più un Dungeon Master che ha il compito di facilitare il gioco, svolgendo il ruolo sia di arbitro che di narratore. I giocatori scelgono quale tipo di personaggio sarà il protagonista della loro storia: un mago, uno stregone, un ladro, un guerriero, un druido o simili, ciascuno con poteri speciali conferiti dalla diversa tipologia e con una personalità tutta da inventare. Tutti insieme questi personaggi formano un gruppo di avventurieri che lungo il percorso collaborano per superare le tante sfide in un paesaggio incantato e immaginario, popolato da orchi, draghi, ragni giganti e mostri di ogni genere. Per avanzare e per combattere i giocatori si servono dei dadi, ai quali sono affidate le sorti delle proprie azioni.

Dungeons & Dragons il film: aspettative e novità

Torniamo adesso a parlare del film di D&D. Cosa sappiamo finora? Intanto sappiamo che il co-regista, John Francis Daley, ha recentemente annunciato su Twitter che le riprese del progetto sono arrivate alla conclusione. Stiamo parlando di una produzione di prima categoria che vede impegnati personaggi di primissimo piano di Hollywood come Regé-Jean Page (in lizza con altri candidati per subentrare a Daniel Craig nel ruolo di 007), Chris Pine, Michelle Rodriguez e Hugh Grant (che interpreterà il ‘villain’ Forge Fletcher).

Per quanto riguarda la sinossi ufficiale, si capisce chiaramente che il film resterà fedele al gioco di carte: una banda eterogenea di improbabili eroi parte per un viaggio in un paesaggio sconosciuto per avere la meglio sul ‘cattivone’ di turno. Questo manipolo vedrà probabilmente in azione un mago e un druido, probabilmente un imbroglione e una donna barbara: insieme dovranno raccogliere informazioni, vincere sfide, combattere contro le ingiustizie contrastando mostri e tiranni.

Le premesse per rendere giustizia, anche sul grande schermo, al celeberrimo franchise di giochi di ruolo, ci sono tutte. E i fans non stanno più nella pelle! Navigando in rete, si possono anche vedere alcune anteprime del set di Dungeons and Dragons che fanno capire che la trama riporterà alla storia dei Forgotten Realms, una delle ambientazioni più popolari del gioco.

Altre gustose anteprime che cominciano a trapelare sono quelle relative alla location delle riprese, Irlanda del Nord e alla data di uscita del film: si parla della prossima primavera del 2023 ma ancora la data esatta (girano voci sul 3 marzo), non è ancora stata ufficializzata. In ogni caso, ci prendiamo l’impegno di continuare a monitorare le ultime novità per dare modo agli appassionati del genere di restare aggiornati.

D&D oltre al film anche la serie TV

Ma il film al cinema non è l’unica novità che riguarda il mondo D&D. È novità ancora piuttosto fresca quella che Rawson Marshall Thurber, già regista di “Red Notice” (film più visto di sempre su Netflix), sarà incaricato della regia di una nuova serie TV ispirata appunto a Dungeons and Dragons. Con ogni probabilità, la nuova serie sarà comprata e distribuita proprio del colosso mondiale dell’intrattenimento streaming. L’idea alla base dell’ambizioso progetto sembra quella di lanciare un format narrativo sul tipo delle storie dell’Universo Marvel. Intanto, Thurber è stato incaricato, dallo studio indipendente eOne, di scrivere e di dirigere l’episodio zero della nuova live-action tratta dal celebre franchise di giochi di ruolo di stile fantasy.

Dowton Abbey: Tutto ciò che c’è da sapere sulla serie

Dowton Abbey 2, è la pellicola cinematografica che prende ispirazione dall’omonima serie di successo. A seguito della conclusa sesta stagione, è iniziato un altro viaggio: dal piccolo al grande schermo, un lancio, che è un nuovo fiorire, che racconta del viaggio della famiglia Crawley, rispolverandone gli antichi splendori. Nel film, vengono presentate diverse novità: la prima è il matrimonio di Tom, che in realtà sarà l’evento “prequel” al quale conseguiranno una serie di altri eventi. La tenuta di Dowton Abbey, necessiterà di una ristrutturazione e in mancanza di fondi, la famiglia Crawley, deciderà di accettare di cedere il castello ad una nota cada di produzione cinematografica, che intende utilizzate la splendida tenuta per le riprese di un film.

 

L’arrivo del cast sul set, scombussolerà gli equilibri della famiglia, che tenderà a dividersi, rispetto alla scelta stessa ma anche rispetto ad altre situazioni, che li poterà ad assumere posizioni differenti. Questo cambiamento, in realtà avrà aspetti negativi solo all’inizio: successivamente, ci saranno una serie di relazioni che si intrecceranno, tra alcuni componenti della famiglia e le star del film. Queste nuove situazioni, cambieranno nuovamente gli equilibri, creando nuovi e interessanti partnership.

Altra importante novità, riguarderanno il personaggio di Lady Violet. L’anziana donna, infatti, riceverà (inaspettatamente) in eredità, una lussuosa tenuta da una sua fiamma di gioventù. Questa situazione, creerà nuovi squilibri, in quanto la donna, sarà costretta a scontrarsi con la vivente moglie del donatore, agguerrita per aver perso l’eredità.

 

Lo stile del film, resta lo stesso della serie: intrecci, flirt, segreti, ma il piglio che viene dato alla pellicola, è assolutamente più leggero e scivoloso. I dialoghi diventano ricchi di ilarità e ironia, il ritmo più rapido ed intenso, l’impatto emotivo ed il coinvolgimento, più forti. La sostanza tutta di Dowton Abbey 2 è notevole. La parola d’ordine dunque, è “Cambiamento”: non un cambiamento radicale della trama, dei personaggi e delle loro caratterizzazioni, ma dello stile, per l’appunto, che muta e veste una nuova pelle. Il lancio dal piccolo al grande schermo, si conferma dunque un’operazione di successo, che farà breccia nel cuore del pubblico, dove ci sarà sempre spazio per questa storia e per i personaggi che l’hanno raccontata.

 

Non è la prima volta che viene effettuata questa operazione: anche Gomorra, serie italiana di successo, è stata lanciata sul grande schermo con “L’immortale”, per poi tornare al piccolo schermo per concludersi in modo definitivo. Il salto dunque, rappresenta un passaggio conclusivo, assolutamente d’effetto.

Addio a Catherine Spaak, dea del cinema degli anni ‘60

Catherine Spaak, è stata attrice, conduttrice, cantante e scrittrice. Bellezza disarmante, spirito libero, iconica. E’ stato uno dei volti più amati del piccolo e del grande schermo. Francese d’origine, italiana di adozione: l’attrice, figlia di Charles Spaak, fu notata da Alberto Lattuada, suo amico, che la vide danzare all’età di otto anni e pensò ad un futuro nel cinema per lei. Suo padre, era convinto che fosse troppo presto e che sua figlia Catherine dovesse aspettare. Qualche anno dopo, Catherine Spaak, fu scritturata per un film di Jean Becker, “Il buco”, e poco dopo, Lattuada, ottenne il permesso di portarla in Italia, dove si è successivamente occupato della sua formazione artistica.

 

Fascinosa, irrequieta, travolgente e coinvolgente: Catherine Spaak, aveva nel suo patrimonio genetico familiare tutto ciò che l’ha resa un’icona, in tutti i sensi. Attrice come sua madre, scrittrice come suo padre. L’arte era scritta nel suo sangue, prima ancora che nascesse. E’ stata una donna volitiva, ma forte, sin da giovanissima. Il suo volto, è entrato nelle case di tutto il mondo, attraverso il piccolo e il grande schermo, attraverso la sua arte, la sua leggiadria, la sua eleganza.

Affermata già a vent’anni, con una figlia che aveva avuto tre anni prima, dal suo primo marito, con la quale tento di scappare. Lavora all’estero e torna in Italia e sposa Jonny Dorelli, da cui avrà il suo secondo figlio. Dopo questo, ne seguiranno altri due. Catherine Spaak, è sempre stata una donna estremamente forte, indipendente, sia dal punto di vista sentimentale e relazionale, che dal punto di vista lavorativo.

 

Icona degli anni ’60, dopo il debutto, compare in diversi film di registi diversi, tra cui “Il sorpasso”, dove intrepreta la figlia di Gassman, “La noia”, “La parmigiana”, “L’armata Brancaleone” “Il gatto a nove code”, “Febbre da cavallo”. Seducente, bella, avvenente, era straordinariamente versatile e bellissima, credibile e intelligente. Oltre al cinema, è stata un’attrice di teatro, una conduttrice tv e una scrittrice. Dagli anni ’80 in poi, Catherine Spaak, diventa una conduttrice per Forum, e poi per Harem, per ben 15 stagioni. Ha partecipato al reality “L’isola dei famosi” per breve tempo e successivamente è tornata al cinema, il suo primo grande amore. Nel 2020 l’attrice è stata colpita da un’emorragia cerebrale, e da allora, il suo stato di salute è peggiorato. Catherine Spaak, resterà sempre un’icona del cinema, e una delle più grandi attrici mai esistite. E i suoi film, saranno la testimonianza della sua eternità.

 

 

 

 

C’Mon C’Mon il nuovo film con Joaquin Phoenix

C'Mon C'Mon

Diretto da Mike Mills, premio Oscar per la regia, “C’Mon C’Mon”, è un film delicato, profondo, emozionante. E’ un’analisi della società post-moderna, continuamente proiettata al cambiamento, alla fluidità, e all’essere in ogni luogo, in ogni momento, alla frenesia, che ingloba e influisce sugli stati d’animo, e sulle relazioni. La pellicola di Mike Mills, vuole essere una sorta di esortazione a scrollarsi di dosso le convenzioni imposte dalla società, per ritrovare il proprio io, l’essenza più vera e profonda della propria anima. Le relazioni, rappresentano lo snodo attraverso il quale il film si snoda: esse rappresentano una sorta di riscoperta, quella dei legami familiari, intimi e forti, che sono uno specchio di somiglianze e bellezza infinita.

 

C’Mon C’Mon, racconta di Johnny, un giornalista radiofonico che vive a New York, -interpretato da Joaquin Phoenix, candidato al premio Oscar come miglior attore protagonista, e di suo nipote Jesse (Norman). I due non hanno mai vissuto il loro legame sanguigno, a causa di un allontanamento tra Johnny e sua sorella, madre di Jesse. Quest’ultima però, si trova costretta a chiedere aiuto a suo fratello, per un aggravamento dello stato di salute di suo marito, affetto da disturbi mentali. La reticenza causata dal silenzio, e dalla mancata conoscenza tra zio e nipote, è in realtà il trampolino di lancio per la nascita di un nuovo rapporto.

 

Il film di Mike Mills, non analizza le dinamiche dei rapporti familiari in modo articolato. Non esiste una scissione tra il mondo degli adulti e quello dei bambini. La storia, fonde i personaggi in un unico liquido amniotico. E’ inizialmente il legame di sangue, e sarà poi la costruzione di un rapporto stabile e solido, quello tra un uomo e un bambino, tra zio e nipote. Il linguaggio tra i due, rappresenta una sorta di codice comune: il piccolo Jesse, sveglio, maturo ed intelligente, che è stato abituato da sua madre a comportarsi come un adulto e Johnny, che inizialmente cerca di creare una distanza, una sorta di barriera protettiva per suo nipote, che finirà irrimediabilmente per crollare.

 

C’Mon C’Mon è un film emozionante, che esplora i sentimenti dell’animo umano, li accarezza, li ingentilisce. La scelta del bianco e nero della pellicola, mette, ancor più in evidenza la necessità di comunicare in modo essenziale. E’ questo un film di grande empatia e di grande onestà intellettuale, candidato a diversi premi Oscar, e che sarà nelle sale cinematografiche dal 7 aprile 2022.

 

Notte degli Oscar: Lo schiaffo di Will Smith durante la cerimonia

Will Smith, vince l’Oscar come miglior attore protagonista nel fil “King Richard- Una squadra vincente”. Un premio meritato per uno dei più grandi interpreti del panorama cinematografico. Durante una cerimonia che avrebbe dovuto celebrare la bellezza, si è consumato un alterco tra l’attore e il presentatore Chris Rock. Una battuta, con un fine del tutto innocente, su Jada Pinkett, moglie di Will Smith, ha spinto quest’ultimo a salire sul palco e a colpire violentemente il presentatore. Inizialmente si è pensato ad una messa in scena programmata, che avrebbe dovuto in qualche modo creare un continuum con l’affermazione ironica del presentatore che aveva apostrofato la moglie del noto attore come “Jane”, per la sua testa rasata, ma Will Smith, preso da uno slancio protettivo nei riguardi di sua moglie, che ha scelto di rasarsi a causa dell’alopecia, ha colpito il presentatore ed è tornato a sedere chiedendogli a gran voce di tenere il nome di sua moglie fuori dalla sua bocca.

 

Un gesto che non è stato apprezzato dagli Accademy Awards, che stanno valutando al provvedimento punitivo da adottare nei riguardi dell’attore. Per il momento, Chris Rock, ha scelto di non sporgere denuncia, cosa che avrebbe potuto comportare l’arresto e una multa da 100 mila dollari. L’organizzazione degli Accademy Awards, non può tollerare alcuna forma di violenza. Non ci sarà il ritiro della statuetta d’oro vinta dall’attore, ma ha avviato una revisione dell’incidente per valutare le possibili sanzioni per la condotta dell’attore.

Will Smith è salito sul palco poco dopo per ritirare la statuetta d’oro. Tra gli applausi e la commozione, ha tenuto un discorso eloquente, in cui si è dichiarato fiero di aver interpretato quel ruolo, spiegando che l’arte imita la vita, in tutto e per tutto. Ha aggiunto inoltre, di essere stato fiero del ruolo interpretato, ovvero di un uomo, che era sempre e comunque pronto a difendere la sua famiglia, dovere che ha mosso anche lui a compiere quel gesto, forte ed irruento. L’attore, è stato placato nel fuori onda dal collega Denzel Washington e da diverse altre star. Molti registi e attori, si sono espressi in merito al suo gesto, spiegando che una cerimonia di livello planetario, non poteva essere macchiata da un gesto del genere.

Si è creato dunque, una sorta di spartiacque, tra chi non condanna il gesto di Will Smith  in difesa di sua moglie e di tutte le donne, e chi invece, condanna il modus operandi dell’attore, in un contesto tra l’altro, che avrebbe dovuto promuovere la fratellanza e la difesa delle minoranze.

 

 

La figlia oscura, il film ispirato al bestseller di Elena Ferrante

Ispirato al bestseller di Elena Ferrante, “La figlia Oscura”, è una pellicola d’eccellenza: ha ricevuto un premio per la miglior Sceneggiatura alla settantottesima Mostra del Cinema di Venezia, e la candidatura a tre Oscar, per la miglior attrice protagonista, Olivia Colman, per la miglior attrice non protagonista, Jessie Buckley, e per la miglior sceneggiatura non originale. Film di spessore, tutto al femminile, magistralmente diretto da Maggie Gyllenhaaal.

 

La figlia oscura, è un film introspettivo, che si racconta e si snoda attraverso gli occhi della stessa protagonista, Leda (Olivia Colman), una donna di mezza età, separata da suo marito. Leda si ritrova improvvisamente proiettata in una solitudine forzata, le sue figlie, hanno deciso di trasferirsi in Canada dal padre, per cui Leda, si vedrà catapultata in un periodo di solitudine, che la spaventerà solo inizialmente. Leda infatti, si rende conto di quanto può vivere serena e leggera, in totale libertà e affronta un viaggio, che sarà un viaggio interiore, introspettivo e profondo. E’ durante la sua vacanza al mare, che la donna si imbatterà in una famiglia molto chiassosa; la sua attenzione, verrà attratta maggiormente dalla madre giovanissima -interpretata da Dakota Johnson- e dalla figlia. Sarà per l’appunto il loro rapporto ad attrarla e a farla proiettare indietro, in un passato in cui anche lei, Leda, era stata giovane.

In quel passato, la donna si ri-immerge per rivedersi nuovamente di fronte a delle scelte, quella di essere madre, quella di affrontare le sue paure e diverse altre difficoltà, che all’epoca, sembravano insormontabili. Il film dunque, crea un perfetto parallelismo di immedesimazione, tra la giovane madre della spiaggia e la giovane madre che era stata Leda. La pellicola è un vero e proprio viaggio, quello di Leda, che è nello spazio, ma anche interiore, che aprono la strada al viaggio dello spettatore, che è parte della storia di queste due donne, in modo totale.

 

La figlia oscura, è un film profondo, sulla riscoperta, sull’abisso interiore, perfettamente aderente alla storia del romanzo di Elena Ferrante, scrittrice, che ha scritto “I giorni dell’abbandono”, “Amore molesto” che sono stati seguiti negli anni successivi, lancia la saga dell’Amica Geniale, Storia del nuovo cognome e Storia di chi fugge e di chi resta. L’Amica Geniale, è diventata poi una serie, di notevole successo per la Rai. La figlia oscura, è già un romanzo di successo, e si preannuncia un film di successo, in uscita nei cinema, da aprile 2022.

Spencer: il nuovo film con Kristen Stuart, su Lady D

Spencer, è il titolo del film diretto da Pablo Larrain. E’ un biopic sulla principessa Diana in particolare su una parte della sua vita, quella che racconta della fine del suo matrimonio con il principe Carlo. Il film, fotografa un periodo preciso della vita della principessa, il Natale del 1991, trascorso a Norfolk insieme a tutta la sua famiglia. L’atmosfera, è quella del Natale perfetto: splendore, cenoni, camini accesi e battute di caccia. Una cornice splendida, calda e accogliente, nella quale rientra perfettamente la famiglia reale, finalmente felice.

E’ in questo tempo, quasi sospeso, lontano dal gossip, dai rotocalchi, dai notiziari e dalla pressione mediatica, che raccontavano da un tempo ormai lunghissimo dei tradimenti del Principe Carlo e della depressione della Principessa, del loro matrimonio in crisi, della possibile rottura. Il film, è una proiezione interiore dei sentimenti di Diana, che sceglie di vivere a pieno quel periodo della sua vita insieme a tutta la sua famiglia,  fingendo -apparentemente- di dimenticare la sua infelicità.

 

Diana, al contrario, sceglie di non sacrificare se stessa. Sceglie di non soffocare la sua infelicità ma di lasciarla esplodere in tutta la sua forza. Il periodo, raccontato nel film, quel breve periodo, trascorso a Norfolk, è lo spazio in cui Diana sceglie, sceglie sé stessa, sceglie la vita, la felicità, sceglie di lasciare suo marito.

 

Lady Diana, è interpretata da Kristen Stuart: l’attrice che ha conosciuto la notorietà grazie al film Twilight, negli ultimi anni, è stata diretta da registi di fama mondiale, come Woody Allen, in Cafè Society, interpretando ruoli diversi, in film di genere, cosi come in pellicole d’autore. Nel cast di “Spencer”, ci sono: Jack Farthing, nei panni di Carlo D’Inghilterra, Amy Manson, Oriana Gordon, Sean Harris, e diversi altri attori di calibro internazionale.

 

L’attrice Kristen Stuart, per interpretare il ruolo di Lady Diana in Spencer, si è ispirata alla penultima stagione di “The Crown”, incentrata sulla storia di Lady D e Carlo, sul loro matrimonio, la nascita dei loro figli, le missioni umanitarie di Diana e la crisi della coppia, causata dai continui tradimenti di Carlo, e dalla distanza emotiva, che si era ormai creata tra i due. L’attrice, si è ispirata all’interpretazione di Emma Corrin, struggente e fortissima. Spencer, è un film che non racconta soltanto il punto di vista di Diana, ma il suo sforzo disperato di conservare il suo cognome, che è la sua vita, prima di diventare la principessa d’Inghilterra. E’ un film vero, forte, profondo.

The Lost City: il nuovo film con Sandra Bullock

The lost city

Diretto da Adam e Aaron Nee, The Lost city, è il film che racconta di una scrittrice, Loretta Sage, interpretato da una meravigliosa Sandra Bullock, autrice di romanzi d’amore e d’avventura. La scrittrice, ha messo al centro delle sue storie un personaggio quello di Dash, che nella vita reale è Alan, interpretato dall’attore Channing Tatum. La vita della scrittrice è una vita di successo, su e giù per il mondo, per promuovere i suoi libri e le sue storie tanto apprezzate dal grande pubblico. Durante un tour, finalizzato proprio alla promozione del suo ultimo romanzo, Loretta Sage viene rapita da un miliardario, interpretato da Daniel Radcliffe, che intende condurre la scrittrice nel luogo citato nel suo libro, dove crede possa trovarsi un immenso tesoro.

E’ qui che la storia cambia registro: Loretta Sage viene trasportata in nella Città perduta, una sorta di giungla piena di avversità. La sua scomparsa viene immediatamente denunciata, e proprio il suo modello e assistente, Dash, si precipita nello stesso luogo per poterla salvare. Lo scopo dell’uomo, è quello di dimostrarle di essere davvero l’eroe da lei descritto nei suoi romanzi. Eppure, Dash, ovvero Alan, si rivela essere l’esatto contrario.

 

E’ qui che entra in scena l’effetto “commedy” di questa pellicola in stile avventura: un perfetto mesh up, che tende cosi a rendere ancora più veritieri i personaggi e in parte anche goffi. La scrittrice, famosa e raffinata, che avanza nella giungla con un abito paiettato, e Alan, bello aitante e muscoloso, e dunque apparentemente eroico, che in realtà si rivela essere meno coraggioso della stessa autrice che ha creato il suo personaggio. I due, cercheranno di scampare ai pericoli della giungla, serpenti, burroni, sanguisughe che si attaccano alla schiena di Alan, arrampicate, scalate e corse contro il tempo. La coppia, male assortita, tenterà dunque di scampare ai pericoli di un luogo pericoloso, e di recuperare il tesoro.

E’ dopo una serie di peripezie che entra in scena l’eroe reale, interpretato da Bread Pitt, che è un incrocio tra un ninja e un militare. Il contrasto dunque tra l’eroe fittizio ma comico e quello reale diventa evidente, ed esalta ancora di più la comicità della situazione.

Altri attori del cast, sono Patti Harrison e Oscar Nunez. L’uscita del film è prevista per marzo/aprile in tutte le sale cinematografiche. Un film d’avventura diverso, che terrà il pubblico col fiato sospeso, ma strapperà anche la risata leggera.

 

Bentornato Papà: il film di Domenico Fortunato, in onda il 2 marzo 2022

Bentornato papà

Bentornato papà, è un film prodotto da Rai Cinema con altre storie, diretto da Domenico Fortunato e che è nel cast, insieme a Donatella Finocchiaro. Il film andrà in onda su Rai1, il 2 marzo 2022. E’ questo un film che racconta della famiglia, e di come in legami e le relazioni, vengano inevitabilmente influenzate dagli eventi. Franco, vive in Puglia con la sua famiglia: è andato a Roma per un importante colloquio di lavoro, che ha superato brillantemente. Insieme a lui, c’è suo figlio Andrea, che studia nella capitale e che sogna di diventare un musicista. Qui, viene evidenziato il primo contrasto quello di tipo generazionale, di un padre che desidera per il proprio figlio un futuro sicuro e di un giovane che invece, intende seguire i suoi sogni.

 

Franco e Andrea, tornano a casa in Puglia, dove li attendono la moglie Anna e la figlia, Alessandra: li festeggiano il successo di Franco, che riceve una conferma positiva del colloquio, diventando ufficialmente direttore di un’acciaieria, ma poco più tardi, un improvviso malore, lo costringe nel letto di un ospedale. Tutta la famiglia di Franco, si riunirà attorno a lui, per sostenerlo, nel suo percorso di guarigione. L’attenzione registica di Domenico Fortunato, cade principalmente sulle dinamiche familiari, sulle relazioni, che intercorrono tra genitori e figli: Franco, interpretato dallo stesso regista, era il pilastro della sua famiglia, solido, forte, comprensivo, accogliente. La malattia però lo rende fragile, e costringe i suoi stessi famigliari a confrontarsi con una nuova realtà. Il letto d’ospedale in cui si trova Franco, diventa inevitabilmente il fulcro attorno a cui ruotano i familiari, che finalmente si guardano lontani da ogni segreto o incomprensione. Dunque la malattia del protagonista, costituisce una nuova spinta verso il cambiamento.

 

L’emorragia cerebrale di Franco, è in realtà il trait d’union che unisce tutta la famiglia. Il male, che non viene per nuocere, almeno non sempre: lo stato di malessere del protagonista, è ciò che permetterà a questa famiglia di fortificarsi e di crescere. Le difficoltà, dunque, possono aiutare le persone a fortificarsi e a ritrovare l’equilibrio, nonostante tutto. E’ questo l’obiettivo del film: riuscire a mettere in risalto questo aspetto delle relazioni in particolare.

Domenico Fortunato è al suo secondo lungometraggio, da regista: in questo film, ricopre il ruolo del protagonista e quello della regia. In cui è stato supportato da un team composto da: Mario Ruvolo, Magda Accorti, Giorgio Giannoccaro, Marco Vigna.

Il film è stato girato principalmente in Puglia, e ad Ostia.