Terminator 3-Le macchine ribelli, recensione

terminator_three_rise_of_the_machines_ver2 []Los angeles 2004 in un futuro alternativo, niente olocausto cybernucleare, Sarah Connor è morta di leucemia e John Connor (Nick Stahl) vive allo sbando. il futuro comunque è sempre in continuo divenire e Skynet stavolta invia nel passato una Terminatrix (Kristanna Loken), versione sexy del mitico T-1000, mentre la resistenza un bel T-850 (Arnold Schwarzenegger), una versione full-optional di ultima generazione del T-800. Quest’ultimo dovrà essere l’angelo custode del futuro leader della resistenza.

La Terminatrix arriva in città con il compito di sterminare i futuri partner del leader della resistenza, stroncarne le giovani vite in modo da minare alla radice tutta la la futura ribellione. I due terminator avranno un primo scontro con relativi preiminari in una clinica, dove il il T-850 recupererà John ed una sua amica (Claire Danes) portandoli in salvo.

Il terzetto dovrà salvarsi dalla letale terminatrix sempre più determinata a cambiare il futuro, convincere l’esercito a smantellare Skynet, e portare a termine un elaborato piano che porterà, in un lontano futuro, la resistenza a vincere la guerra contro le macchine ribelli.

Insomma ecco un bell’esempio di un’operazione nata tanto per far cassa, questo terzo capitolo di Terminator sembra scritto in fretta e furia e recitato con ancor meno convinzione, a partire da uno Schwarzenegger convinto a suon di soldoni, trenta milioni di dollari il suo compenso, e un fuggi fuggi generale degli attori dei  capitoli precedenti, il tutto acuito da uno script che usa le linee temporali come un gesso su una lavagna, senza per questo creare nessun  imprevisto e devastante effetto collaterale.

Per quanto rigurda il lato meramente tecnico gli effetti speciali sono tanto spettacolari quanto fumettosi e poco realistici, visto che siamo abituati a standar elevatissimi si pretende sempre il meglio da queste produzioni americane, nei dialoghi invece l’ironia regna sovrana con ammiccamenti continui e fastidiosi, per tutta la visione è palese l’intento smaccatamente commerciale di tutta l’operazione che il team creativo non si è preso neanche la briga di camuffare.

E’ anche subito chiaro che il regista Jonathan Mostow non è Cameron, nonostante  l’ottimo war-movie a base di sottomarini U-571, cerca dal canto suo di dare un senso logico ad uno script che è labile come il futuro di Connor, insomma tanta buona volontà che alla fine si riassume almeno in una dignitosa confezione. Per il resto Terminator 3-le macchine ribelli resta un’operazione forzata e un capitolo decisamente superfluo.