Carrie, lo sguardo di un sogno infranto

Giovani disadattati, c’è poco da fare e da dire, sono sempre esistiti. Anni sessanta, anni cinquanta, anni settanta, e gli anni ottanta non li cito perchè sarebbe come sparare sulla croce rossa. Io che cos’ero? Non me lo ricordo più, adesso sono grande, faccio tante cose e vedo tanti pazienti, e soprattutto, senza l’ombra di ogni ragionevole dubbio sono adattatissimo.

La rimozione sembra funzionare, perchè se il pallore di Carrie ha mai colorato la mia pelle, ecco, io questa cosa non me la ricordo per niente. Il suo sguardo vitreo punta terra anche mentre fissa querulo i miei occhi.

Ma guardala, mi fa quasi rabbia. Non come la maggior parte dei pazienti, mi fa rabbia perchè è bellissima, perchè non è colpa sua se non riesce neanche a dirmi “buongiorno” senza arrossire. E’ questa totale assenza di responsabilità che odio, e all’improvviso ricordo il prezzo, carissimo, che pago per questo mio attuale adattamento, premio di consolazione per i superati trent’anni.

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