Urban Explorer, recensione in anteprima

Un gruppo di giovani e improvvidi turisti in cerca di adrenalina e luoghi misteriosi da esplorare si ritrovano in quel di Berlino: la venezuelana Lucia (Nathalie Kelley), il suo ragazzo americano Denis (Nick Eversman), la fotografa francese Marie (Catherine de Léan) e la coreana Juna (Brenda Koo). I quattro decidono di cimentarsi per una notte nella cosiddetta Urban Exploration che consiste nel visitare aree urbane e industriali solitamente off limits.

L’appuntamento è preso via internet, i quattro utilizzano nomi fittizi così da preservare la loro identità, a guidarli nell’esplorazione notturna dei vetusti resti sotterranei della Germania nazista c’è Kris (Max Riemelt) un ragazzo del posto. La destinazione per il tour è naturalmente illegale e consiste nell’attraversare un labirinto di gallerie, fogne e catacombe fino ad un bunker molto speciale al centro di numerose leggende e dicerie. Si tratta del Fahrerbunker, garage sotterraneo appartenuto ad Hitler il cui ingresso è stato murato.

All’interno del bunker Kris ha promesso di mostrare ai ragazzi una serie di murales nazisti, ma quando Kris per un incidente resterà gravemente ferito, il resto del gruppo si troverà senza guida a diversi metri di profondità sotto la città, in un labirinto di cunicoli che nascondono un terrificante segreto.

Il filmmaker trentunenne tedesco Andy Fetscher alla sua seconda regia dimostra una mano sorprendentemente sicura nell’allestire questo claustrofobico incubo metropolitano. Fetscher schiva il modaiolo torture-porn, evita l’inflazionato formato mockumentary e costruisce cunicolo dopo cunicolo una tensione da manuale regalando sprazzi di corposa violenza, estrema senza dubbio, ma mai gratuita e sfrutta come meglio non si poteva una location dai connotati iper-ansiogeni e un disturbato e disturbante villain davvero singolare interpretato da un efficacissimo Klaus Stiglmeier.

Urban Explorer sfrutta un cast all’altezza (menzione speciale alla talentuosa Nathalie Kelley) e tutto il repertorio thriller-horror a disposizione mantenendo un equilibrio davvero encomiabile, il regista non si lancia in un’autocompiaciuta macelleria da grande schermo alla Hostel, ma nemmeno come accaduto recentemente con Chernobyl Diaries commette l’errore di promettere ciò che non può mantenere, il trucco è nel centellinare ansia, gore, efferatezze e istinto di sopravvivenza così che tutto resti in perfetto equilibrio e allo scorrere dei titoli di coda ognuno abbia avuto la sua giusta dose di inquietudine.

Urban Explorer è senza dubbio uno dei migliori thriller-horror sulla piazza al momento e il fatto che sia europeo e che non sia un mockumentary non può che far a piacere a chi come noi ogni tanto ha bisogno di vedere un po’ di tecnica su schermo e non le consuete immagini sgranate, mezze inquadrature e panoramiche da mal di mare.

Il nostro pensiero di chiusura come di consueto va alla distribuzione italiana con la speranza, che è sempre l’ultima a morire, che questo film non finisca nella lunga lista di illustri desaparecidos che attendono da anni un passaggio in sala, lista che purtroppo con nostro grande rammarico non fa che ampliarsi ad ogni nuova uscita.

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Note di produzione: Il film è una produzione tedesca girata in lingua inglese che ha fruito di location realmente situate sotto la città di Berlino e di un budget di 3 milioni di dollari.