Un mostro a Parigi, recensione in anteprima di A Monster in Paris

Parigi 1910, il timido proiezionista Emile ha una grande passione per il cinema ed è innamorato da sempre della graziosa Maud, ma ha difficoltà ad ammettere i suoi veri sentimenti. Il suo amico Raoul, un esuberante inventore e addetto alle consegne, lo dovrà aiutare a trovare una nuova cinghia per il proiettore che Emile ha accidentalmente rotto. Durante il giro di consegne Raoul farà tappa al giardino botanico e visto che il luogo è deserto, i due amici cominceranno a curiosare in giro finendo per urtare accidentalmente alcune sostanze chimiche, che miscelandosi daranno vita ad una mostruosa creatura con le fattezze di un insetto gigante. Dopo essere fuggiti a gambe levate dal laboratorio, Raoul ed Emile cominceranno a sentire notizie di una mostruosa creatura alta oltre due metri che si aggira nottetempo per la città terrorizzando i passanti e non ci vorrà molto prima che Emile intuisca che il mostro non solo è reale, ma che è opera della loro maldestra visita al giardino botanico.

Frattanto il prefetto della città Maynott decide di sfruttare la paura dei parigini per conquistare la poltrona di sindaco dando una spietata caccia al mostro, che nel frattempo ha trovato rifugio in un teatro in cui si esibisce la bella Lucille, amica d’infanzia di Raoul e cantante di cabaret che scoprirà da subito l’immenso talento musicale e l’estrema gentilezza della spaurita creatura, proteggendola in tutti i modi dalla folle ambizione di Maynott e dalle autorità che gli stanno dando la caccia con l’intenzione di ucciderla.

Dopo il notevole mix di CGI e live-action visto nel dittico dei Minimei, il regista e produttore Luc Besson con la sua EuropaCorp si lancia nell’affollato e competitivo mondo dell’animazione tout-court con alle spalle un ottimo comparto tecnico e un regista ed animatore, il francese Eric “Bibo” Bergeron, che vanta un solido curriculum e diversi crediti oltreoceano con studios americani come la Dreamworks, per quest’ultima Bergeron ha co-diretto La strada per El Dorado e Shark Tale.

Bergeron ci regala una suggestiva Parigi di inizio ‘900, le ambientazioni sono senza dubbio la parte più incisiva dell’operazione. Molto intrigante il design dei personaggi: davvero graziose le figure femminili, gradevolmente fumettose quelle maschili e oltremodo ardito il look della creatura, trasformare in protagonista di un film d’animazione un insetto mostruoso praticamente muto dimostra l’intento di dare un tocco di originalità all’operazione.

Un mostro a Parigi (Un monstre à Paris) pesca a piene mani dai classici monster-movies, da Frankenstein a King Kong nel film ci sono svariate citazioni ed omaggi al prolifico filone. Altrettanto palesi sono i riferimenti a Il fantasma dell’opera (molto belli i centellinati numeri musicali) e a Il gobbo di Notre Dame (durante la visione ci sono anche reminescenze di V per vendetta e del Darkman di Raimi) il che rende il tutto esteticamente fascinoso, un fascino a livello visivo che però non viene opportunamente supportato da uno script che mostra più di qualche debolezza, peccando di elementi comedy che avrebbero reso più leggera e scorrevole la messinscena, che invece si snoda prevedibile e priva di sequenze che lascino realmente il segno.

Un mostro a Parigi è senza dubbio un film che regala svariate suggestioni a chi saprà cogliere i molteplici riferimenti cinefili fatti dal regista, il problema è che la sua eccentricità e l’estrema raffinatezza potrebbero risultare ostici ai più piccini, il che per un film d’animazione che punta ad una platea il più vasta e variegata possibile potrebbe rivelarsi controproducente.

Premesso ciò, resta il fatto che il film di Bergeron possiede un’eccentricità di fondo davvero rara per un prodotto concepito per il grande pubblico, solo Tim Burton ad oggi può permettersi tanto ardire, il che rende senza dubbio la visione di questo cartoon d’oltralpe una discreta evasione dalla classica animazione made in hollywood.

Nelle sale a partire dall’8 novembre 2012

Note di produzione: i brani della colonna sonora sono eseguiti da Vanessa Paradis, che doppia Lucille e dal cantautore Matthieu Chedid alias M che doppia la creatura nelle parti canore (nella versione americana la voce è di Sean Lennon); per il look della creatura gli animatori si sono ispirati ad una cavalletta; Il film, distribuito nelle sale in 3D, è costato 28 milioni di euro.