The next three days, recensione in anteprima

Lara Brennan (Elizabeth Banks) all’indomani di una lite con una collega d’ufficio si ritrova in manette accusata di averla aggredita ed uccisa in un parcheggio colpendola con un estintore, nonostante la donna si professi innocente prove e circostanze inconfutabili la inchiodano con tanto di impronte digitali sull’arma del delitto.

L’unico che ancora sembra credere nella sua innocenza è il marito John (Russell Crowe) insegnante in un college, che mentre la moglie detenuta perde la speranza appello dopo appello, si occupa del loro figlioletto Luke che malsopporta l’assenza della donna e le centellinate visite in prigione a cui reagisce con un certo distacco, accentuando così le pene della madre.

Trascorsi tre anni e dopo l’ennesimo appello perduto, John prende il coraggio a due mani e decide di pianificare l’evasione della moglie, un piano tanto folle quanto ardito che inizia con una consulenza da parte di un mago delle evasioni ormai in pensione che in cambio di qualche dollaro istruisce Brennan su quello che si dovrà aspettare, sui molti rischi e sulle bassissime probabilità di riuscita, oltre che accennargli al fatto di finire in prigione a vita, se non si viene ammazzati prima.

John prosegue così la sua vita senza attuare cambiamenti di sorta che possano destare sospetti, nel frattempo però il suo cervello ed ogni singolo secondo della sua giornata sono puntati all’obiettivo finale di liberare la moglie, si comincia dalle basi con documenti falsi e qualche rischioso test che rischia di mandare tutto all’aria, ma lentamente nel marito e nel padre crescerà la consapevolezza di essere disposto a tutto pur di far uscire la moglie di prigione, restituendo una madre a suo figlio e l’insorgere di una parte oscura della sua personalità, tanto disperata quanto incredibilmente determinata, lo porterà a superare spesso confini morali sin troppo labili.

Il regista e sceneggiatore premio Oscar Paul Haggis (Crash-Contatto fisico), dopo aver diretto il notevole dramma a sfondo militare Nella valle di Elah ed aver curato la sceneggiatura del Bond numero ventidue Quantum of Solace, si cimenta con il remake della pellicola francese Pour Elle aka Anything for her diretta nel 2007 dall’esordiente Fred Cavayé.

The three next days è un esempio di quanto la personalità di un regista possa donare appeal ad uno script che vive di clichè all’insegna dell’inverosimiglianza, che nelle mani di un qualsiasi altro cineasta privo della personalità che Haggis sfoggia anche in fase di scrittura, sarebbe diventato l’ennesimo thriller da consumare piuttosto rapidamente e altrettanto rapidamente archiviare tra i film godibili, ma non troppo.

Invece grazie al rodato carisma di un Russell Crowe qui ben sfruttato e ad un’intensa partner, Haggis mette a frutto tutto ciò che c’era di buono nell’originale aggiungendovi parecchio mestiere, lasciando che l’adrenalina salga a piccole dosi permettendo di costruire sequenza dopo sequenza un ben cadenzato e oltremodo coinvolgente finale, che dimostra come si possa coniugare con buoni risultati un minimo sindacale di spessore narrativo all’intrattenimanto tout-court di tanto buon cinema di genere, senza rischiare di tediare lo spettatore meno paziente, ne tantomeno aggredire quello più riflessivo in cerca di una trama un minimo articolata.

Note di produzione: nel cast ruoli per il veterano Brian Dennehy sprovveduto sceriffo in Rambo, l’irlandese Liam Neeson e Olivia Wilde fascinosa dottoressa Tredici nel medical Dr. House, la pellicola originale era interpretata dalla coppia Vincent Lindon/Diane Krueger.