Recensione: Un giorno perfetto

Primo film italiano a competere per il Leone d’oro a Venezia: Un giorno perfetto, di Ferzan Ozpetek, scritto con Sandro Petraglia, tratto dal romanzo di Melania Mazzucco.

Per la prima volta il regista de La finestra di fronte si misura con una storia che non porta la sua firma e con un mondo segnato dalla tragedia più estrema.

Emma e Antonio, sposati con due figli, sono separati da circa un anno. Antonio vive da solo nella casa dove abitava con la moglie, mentre Emma è tornata da sua madre, portando con sé i bambini. Poi, una notte qualunque, una volante viene chiamata nel palazzo e la polizia si accinge a fare irruzione nell’appartamento da cui qualcuno ha sentito provenire gli spari.


Un giorno perfetto, in un serrato rincorrersi di avvenimenti, racconta le ventiquattro ore che precedono questo momento, la vita semplice eppure “unica” di una decina di personaggi di varia estrazione sociale, pedinati passo dopo passo: Camilla compie sette anni, il fratello Aris fa un esame all’università, Emma perde il lavoro in un call-center, sua figlia Valentina incontra un ragazzo che le piace, l’onorevole Elio Fioravanti è in giro per comizi elettorali, Maja, la sua bella moglie, scopre di essere incinta, il piccolo Kevin viene invitato a una festa lussuosa, la professoressa Mara ha un appuntamento con il suo amante e Antonio vede la moglie per l’ultima volta.

Le storie si incrociano sul grande palcoscenico di una Roma plumbea, tutt’altro che rassicurante; non convince il Giorno perfetto del cineasta turco, che dopo l’angoscia di Saturno Contro, non sembra discostarsi dalle tonalità melodrammatiche, meno dolceamare dei primi film, tentando revisioni e giri funambolici del testo originale della Mazzucco, pur di costruire un lavoro personale e fuori dai suoi clichè, niente drammi corali neppure un gay nei paraggi.

I difetti del film stanno nel coro di personaggi che circondano Emma e Antonio e che spesso si riducono a semplici bozzetti. E’ come se Un giorno perfetto raccontasse un giorno con più di 24 ore, o contenesse altri film che per forza di cose rimangono solo abbozzati. Qui c’è troppa carne al fuoco, l’ambizione di dire troppe cose sull’Italia di oggi ha di fatto stancato anche i fans più appassionati.

Non tutto il male vien per nuocere: un cast lucido, due protagonisti ai massimi storici come Valerio Mastandrea che non sbaglia un film e la quarantenne più sexy del nostro cinema, Isabella Ferrari, sorprendente nella parte della disperata che si arrabatta per vivere e cerca di proteggere i suoi figli. Completano il cast una solida direzione d’attori, tra cui Stefania Sandrelli, Monica Guerritore, Valerio Binasco, Nicole Grimaudo e Angela Finocchiaro.

Un film tecnicamente ben realizzato, logicamente frammentario, quindi arduo da seguire.