Paranormal Activity 3, recensione

In questo prequel ambientato nel 1988, prima dei terrifficanti eventi che hanno portato alle tragedia che ben conosciamo, torniamo alle origini con Katie (Chloe Csengery) e Kristi (Jessica Tyler Brown) ancora bimbe che vivono con la madre Julie (Lauren Bittner) e il suo ragazzo Dennis (Christopher Nicholas Smith). Delle due sorelle Kristi sembra quella dotata di un’immaginazione più fervida, tra i suoi giochi preferiti c’è quello di interagire con un amico immaginario di nome Toby. Dennis, che per vivere filma matrimoni, si accorge che da quando il misterioso amico di Kristi è apparso, in casa cominciano ad accadere strani eventi. Sarà dopo una scossa di terremoto e il goffo tentativo di girare un video erotico fatto in casa, che Dennis riuscirà casualmente a riprendere una misteriosa sagoma che si aggira per la sua camera da letto, quell’episodio sarà solo l’inizio di un’escalation di inquietanti eventi sempre più eclatanti, che culmineranno in un’ultima terrificante nottata da incubo che segnerà per sempre il destino delle due sorelline.

Con il regista Oren Peli autore del primo capitolo ancora in veste di produttore, torna la fortunata serie mockumentary-horror qui al suo terzo capitolo che come da manuale, visto l’assottigliarsi delle possibilità narrative di un sequel, si trasforma furbamente in un prequel diretto a quattro mani da Ariel Schulman ed Henry Joost.

Inultile dire che siamo di fronte ad una fotocopia del già mediocre secondo capitolo, con tutta una serie di risibili escamotage all’insegna dell’adolescenziale, che tentano a più riprese di mettere a dura prova la pazienza dei cultori del genere, quello vero non certo questa minestra riscaldata che siamo certi, visti gli irrisori costi di budget e i ricavi stratosferici transiterà su schermo per ancora molto tempo.

A parte due o tre situazioni che prese singolarmente hanno un loro perchè e risultano ben inscenate, il resto è un soporifero canovaccio all’insegna del demoniaco spicciolo, insomma una sorta di vademecum per occultisti della domenica che non va oltre la bravura delle due piccole protagoniste e tutto il repertorio da Poltergeist a cui ci ha abituati il franchise con tonfi, cucine impazzite, passeggiate notturne, ectoplasmatiche aggressioni e un confusionario e raffazzonato finale che di inquietante ha solo il fatto di far presagire un ulteriore capitolo.

Paranormal Activity 3 piacerà a chi ha esaltato e fatto incassare sino ad ora questo furbo franchise, che negli anni d’oro dell’horror non avrebbe meritato neanche una visione casalinga, ma bisogna anche ammettere che un merito questo prequel lo ha senza dubbio avuto, quello di averci fatto apprezzare ancor di più l’originale di Oren Peli e rivalutare pellicole come The Blair Witch Project senza contare, elemento da non sottovalutare, di aver dato la possibilità a pellicole veramente valide come Insidious e The Silent House di avere la loro chance.

Note di produzione: Questo terzo capitolo arriva dopo lo spin-off nipponico Paranormal Activity 2: Tokio Night. Le protagoniste delle due precedenti pellicole Katie Featherston e Sprague Grayden compaiono nell’incipt del film che costato 5 milioni di dollari al suo debutto nelle sale ha coperto da subito il budget investito incassandone 8.