Milo su Marte, recensione in anteprima

Milo è un ragazzino capriccioso e piuttosto egoista che una sera, dopo la brutta notizia che il padre con cui doveva guardare un film è bloccato in aereoporto e una promessa non mantenuta fatta alla mamma di finire tutta la cena, prima di addormentarsi discuterà con la madre proferendo una brutta frase che la offenderà e di cui Milo finirà per pentirsi amaramente.

Infatti durante la notte Milo scoprirà che la sua mamma è stata rapita e portata su di un’astronave diretta su Marte, nave spaziale su cui Milo si imbarcherà clandestinamente arrivando sul Pianeta rosso, dove verrà a conosenza del destino di sua madre, un letale macchinario sta per disintegrarla, prelevando da lei tutto il materiale necessario per riprodurre gli elementi di una ideale genitrice, un perfetto mix di istinto materno e intransigenza che servirà ad allevare i nuovi nascituri marziani.

Milo però non ha alcuna intenzione di perdere la sua mamma e con l’aiuto del terrestre Gribble (Dan Fogler), finito anche lui su Marte decenni addietro per lo stesso motivo di Milo e la marziana ribelle Ki (Elisabeth Harnois), tenterà il tutto per tutto per ritrovarla e riportarla sulla Terra sana e salva.

Sembra proprio che Robert Zemeckis non abbia nessuna intenzione di cedere all’evidenza dei fatti, i suoi film in performance capture, a partire dall’inquietante Polar Express con Tom Hanks, mostrano ad ogni nuova produzione sempre piu limitazioni e difetti.

Dopo l’irritante ed epico Beowulf e il letterario e freddo A Christmas Carol, stavolta è la fantascienza al centro di questo nuovo progetto, citazioni a iosa da Star Wars al recente Wall-e, in cui il regista di Ritorno al futuro si limita a supervisionare e a co-produrre, la sua ImageMovers si è infatti occupata di CGI e performance capture e il Simon Wells di Balto e The Time Machine passa invece dietro la macchina da presa.

Purtroppo stavolta tutti gli eccessi da alta tecnologia si amplificano oltremodo, i personaggi umani assumono espressioni troppo cariche che diventano spesso inquietanti smorfie, sono così poco convincenti da trasformare la poco loquace aliena Ki nel miglior personaggio della pellicola, la cupezza della messinscena marziana rende il film, come peraltro già accaduto con a Christmas Carol poco adatto ad un pubblico di bambini, a cui si aggiunge la miglior sequenza degna di nota dell’intero film, il finale con la trafelata corsa sulla superficie di Marte, che tanto per cambiare risulta emotivamente troppo carica per i più piccini.

La domanda che ci poniamo anche stavolta resta la medesima ad ogni pellicola sfornata sinora da Zemeckis con questa tecnica, a chi giova tutta questa tecnologia se manca il cuore, se non si crea un minimo di empatia con lo spettatore, se si è troppo occupati a rendere realistico qualcosa che rischia di non esserlo mai?

Milo su Marte sfoggia un ottimo cast vocale e un profilo tecnico elevatissimo, ma resta un ibrido piuttosto grottesco che non si capisce a chi voglia parlare o a che target di pubblico sia indirizzato, un altra pellicola hi-tech made in Zemeckis che lascia il tempo che trova e che ci fa un tantinello impensierire per un altro atteso film in arrivo che sfrutta la medesima tecnica, il Tin Tin dell’accoppiata Peter Jackson/Steven Spieberg, naturalmente visti i nomi in ballo speriamo sempre di poterci ricredere.

Note di produzione: il regista e animatore Simon Wells è il pronipote dell’acclamato scrittore di fantascienza H.G. Wells, la mamma del protagonista è doppiata in originale da Joan Cusack, la colonna sonora è stata affidata al veterano John Powell, la voce del protagonista Milo doveva essere di Seth Green, ma al termine delle riprese il timbro troppo maturo dell’attore ha costretto Wells ha ridoppiare l’intero ruolo con la voce dell’undicenne Seth R. Dusky.