La morte ti fa bella, recensione

Sul finire degli anni ’70 in quel di New York l’attrice Madeleine Ashton (Meryl Streep) ruba per l’ennesima volta il partner della sua rivale la scrittrice Helen Sharp (Goldie Hawn) così come era uso fare dai tempi della scuola, ma stavolta l’abbandono da parte del chirurgo plastico Ernest Menville (Bruce Willis) di Helen causerà un crollo nervoso di quest’ultima e il ricovero in un istituto pschiatrico della furibonda sedotta e abbandonata.

L’azione si sposta al 1985 mentre Madeleine è da tempo convolata a nozze con l’ex di Helen, quest’ultima per nulla dimenticata l’antica ossessione per l’odiata rivale riesce a convincere i medici che la tengono in cura di aver superato rancori e desideri di vendetta e finisce per essere dimessa.

Tornata a scrivere scopre che il matrimonio tra il suo Ernest e l’odiata Madeleine è ormai alla deriva, lui alcolizzato ora ricompone e trucca salme di star decedute, lei ha un amante molto più giovane che la frequenta a puro scopo di lucro e che ben presto verrà colto con le mani nella marmellata, causando un crollo nervoso di Madeleine che comincerà a sentire il peso degli anni che passano e  di una bellezza ormai troppo sfuggente.

Ben presto Helen potrà vedere realizzato il suo piano di vendetta sognato per anni in cui Ernest uccide la moglie, inconsapevole però che quest’ultima nel frattempo ha stretto un patto con una misteriosa e bellissima donna che le ha promesso l’eterna giovinezza in cambio di una cospicua somma di denaro e di un ritiro dalle scene dopo dieci anni dalla stipula del diabolico patto, un patto che sembra contempli tra le clausole anche l’immortalità.

Copione davvero bizzarro quello che in questo caso passa per le mani di Robert Zemeckis, forse più materiale per un John Landis o un Tim Burton entrambi decisamente più avvezzi a surreali derive dark-comedy all’insegna del barocco del regista di Forrest Gump reduce in quegli anni, siamo nel 1995, dai fasti della trilogia di Ritorno al futuro e subito prima dell’ottima incursione nel thriller sovrannaturale de Le verità nascoste.

Zemeckis per sua fortuna fruisce di un cast di altissimo profilo con tre attori dal registro comedy ben rodato, su tutti Goldie Hawn particolarmente a proprio agio nel genere, ma quello che stride è una sin troppo consapevole corsa all’eccesso che alla fine mina anche la buona caratterizzazione dei protagonisti spinti a caricare troppo le rispettive performance, ma che restano comunque la parte più funzionale e positiva dell’intera operazione.

La morte ti fa bella resta in bilico tra le atmosfere dark di fascinosi ibidi fantasy come Le streghe di Eastwick e gli eccessi da comedy-sovrannaturale alla Beetlejuice, pescando a piene a mani anche da comedy surreali come She Devil-Lei, il diavolo, ma non riuscendo alla fine a trovare una propria identità e consistenza, tutto è talmente fumettoso, artificioso e cartonizzato da mettere in ombra anche gli ottimi intenti di satira sugli eccessi hollywoodiani da chirurgia plastica e il culto dell’eterna giovinezza praticato a suon di soldoni dal mondo del cinema e non solo.

Note di produzione: il film ha vinto un Oscar per i migliori effetti visivi realizzati dalla Industrial, Light & Magic di George Lucas, nel cast il famoso fotomodello di origini italiane Fabio e l’attrice Isabella Rossellini, ottimo il riscontro ai botteghini grazie ai nomi di grande richiamo con un incasso worldwide di quasi 150 milioni di dollari.