Hugo Cabret, recensione

Parigi 1930, il dodicenne Hugo Cabret (Asa Butterfield), orfano di madre vive con suo padre (Jude Law) un abilissimo maestro orologiaio. Purtroppo Hugo perderà anche il padre a causa di un devastante incendio e di lui gli resterà solo un automa rotto che i due stavano riparando. Hugo dopo la morte del padre sarà affidato allo zio, un orologiaio alcolizzato che è responsabile della manutenzione degli orologi nella stazione ferroviaria di Gare Montparnasse, suo zio prima di scomparire gli insegnerà a prendersi cura degli orologi. Hugo si ritroverà così a vivere da solo tra le mura della stazione, occupandosi segretamente degli orologi, rubando cibo e lavorando sull’automa. Il ragazzino per portare a termine la riparazione dell’automa, che è diventata il suo scopo nella vita, ruba parti meccaniche ed attrezzi da un negozio di giocattoli, ma verrà scoperto dal proprietario George Meliés (Ben Kingsley) che minaccerà di consegnarlo all’ispettore della stazione (Sacha Baron Cohen), togliendo ad Hugo un prezioso diario con schizzi e progetti del padre. Sarà il tentativo di Hugo di recuperare il diario che lo porterà in una fantastica avventura tra libri, cinema e misteri in cui sarà affiancato dalla graziosa Isabelle (Chloe Moretz), appassionata di libri e figlia adottiva di Meliés.

Hugo Cabret segna il debutto nel formato 3D per Martin Scorsese, che dopo il thriller Shutter Island cambia ancora registro e genere e si cimenta con una raffinatissima fiaba visivamente sorprendente, che intende omaggiare le origini del cinema e la fantasia e la creatività figliate dalla grande letteratura, il tutto con l’ausilio di trovate visive che incantano per spessore cromatico.

Scorsese grazie ad un 3D di altissimo profilo, sorprendentemente luminoso e puntato alla profondità come quello del blockbuster Avatar, tra eleganti soggettive ed immersivi piano-sequenza ci accompagna tra i meandri di un fascinoso microcosmo ricostruito con certosina maestria dagli scenografi italiani Dante Ferretti e Francesca Loschiavo, entrambi candidati ai prossimi Oscar 2012, confezionando una vera e propria dichiarazione d’amore ad un iconico immaginario collettivo in celluloide che ha posto le fondamenta di quella che spesso viene definita, non a caso La fabbrica dei sogni, ed è di sogni e fanciullezza ritrovata che Scorsese ci racconta, ricordandoci un altro film in cui il connubio giocattoli e magia ci riportavano ai colori e alla genuinità di una malinconica infanzia, il delizioso Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie.

Nelle sale a partire dal 3 febbraio 2012

Note di produzione: il film, basato sul libro La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick ha ricevuto 11 nomination agli Oscar 2012 e Scorsese ha ricevuto due premi come Miglior regista ai Golden Globe e ai National Board of Review Awards. Il budget del film è di 150 milioni di dollari.

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