Dance for life, recensione in anteprima

Kostas (Francesco Mariottini) e’ un talentuoso ballerino allenato dal padre, l’ex-danzatore Stefano Landi (Massimo Ciavarro) che si ritrova con il suo team di danzatori a partecipare ad una competizione internazionale.

Durante la gara Kostas si ritrovera’ a confrontarsi con i sentimenti della sua partner Chiara (Valeria Carrassa). con le tentazioni rappresentate dalla sensuale ballerina Alexia (Marita Langella) e alcuni fantasmi del passato che torneranno per tormentarlo mettendolo di fronte ad una inaspettata verita’.

Cosi’ la gara che vedra’ Kostas esibirsi da finalista in una spettacolare e travolgente coreografia diventera’ per lui un’occasione di crescita non solo artistica, ma anche emotiva.

Dance for Life rappresenta per il regista Francesco Mazza una duplice sfida, quell di cimentarsi con il suo primo lungometraggio, il regista ha diverse esperienze con il piccolo schermo e alcuni cortometraggi e quella ancor piu’ ostica di utilizzare la danza come tematica centrale di una pellicola concepita per il grande schermo, una novita’ visto che la la danza e’ stata sino ad ora materia prima da talent-show e fiction.

Dance for life miscela ambizione e genuino entusiasmo purtroppo il limite a cui ci sitrova di fronte e’ quello della recitazione che se pur paragonata ad un prodotto indipendente e relativamente low-budget finisce per essere un ostacolo insormontabile all’evolversi della storia d’amore che rappresenta uno dei cardini della trama insieme ad alcuni escamotage narrativi che lasciamo sia lo spettatore a scoprire.

Mariottini e’ un virtuoso della danza dotato di una telegenia notevole che pero’ nulla puo’ contro una recitazione minata da un’inesperienza che va oltre le indubbie capacita’ artistiche del ragazzo, idem per il resto del cast che si trova inserito in un contesto tecnico-artistico di altissimo profilo sfoggiando una sin troppo palese recitazione di matrice televisiva che stride a piu’ riprese.

Il progetto Dance for life e il suo regista vanno comunque lodati per l’intento e per una genuinita’ di fondo che prescinde nel complesso la riuscita dell’opera, certo e’ che lo spettatore potrebbe trovarsi piuttosto spaesato davanti a questo ibrido che non riesce a trovare una sua identita’ tra un look prettamente cinematografico e una dimensione narrativa fortemente televisiva.