Cappuccetto Rosso Sangue, recensione

Valerie (Amanda Seyfried) è una bellissima ragazza innamorata del taglialegna Peter (Shiloh Fernandez), ma promessa in sposa dai suoi genitori al facoltoso Henry (Max Irons), lei non vuole sposare un uomo che non ama, ma questa è la tradizione.

Nel frattempo il patto di non belligeranza, stipulato dagli abitanti del villaggio dove vive Valerie con un lupo mannaro che abita la circostante foresta, viene improvvisamente infranto proprio dalla bestia che assale ed uccide la sorella di Valerie.

I villici impauriti e inferociti armati fino ai denti si lanciano in una battuta di caccia al licantropo riportando indietro il cadavere del padre di Henry e la testa di un grosso lupo grigio.

Sembra che il pericolo sia scampato e mentre stanno per iniziare i festeggiamenti giunge al villaggio Padre Solomon (Gary Oldman) cacciatore di streghe e licantropi, ma al suo arrivo scopre che gli uomini del villaggio sono convinti di aver già eliminato la bestia, ma Padre Solomon metterà in guardia tutti raccontando loro che il lupo mannaro può assumere forma umana e mimetizzarsi tra di loro.

I villici in preda all’esultanza ignorano gli avvertimenti di padre Solomon e proprio durante una notte di gozzovigliamenti scopriranno a caro prezzo che il lupo mannaro è ancora vivo, vegeto ed affamato.

Sembra proprio che l’esperienza della regista Catherine Hardwick con la saga di Twilight l’abbia indelebilmente segnata in negativo, tanto che con questo Cappuccetto Rosso Sangue, di certo chi ha scelto il titolo italiano non ha visto il film infatti non si riesce a trovare una goccia di sangue neanche con il lanternino, ci propina una soporifera fiaba romance finto-gotica con un licantropo che sembra un maremmano, ecco che tornano i licantropi-cagnoloni di Twilight e sprecando in maniera invereconda due talenti come Amanda Seyfried e Gary Oldman.

Di certo la Hardwicke sa poco o niente cinematograficamente parlando di licantropi, ma molto di intrecci amorosi da romanzetto rosa allestendo un triangolo amoroso all’insegna dell’ameno, consumato il quale comincia a spaziare citando La bella e la Bestia e infilandoci anche qualche suggestione da La lettera scarlatta, naturalmente quella con Demi Moore non il celeberrimo classico letterario e una sequenza che fa somigliare il maremmano mannaro al lupo nero Gmorg de La storia infinita.

Cappuccetto Rosso Sangue riesce a deludere in ogni sua singola parte, la storia è inesistente, l’ambientazione posticcia e sugli effetti speciali è meglio stendere un velo pietoso, nessuna aveva chiesto alla Hardwicke di toccare le vette di cult come In compagnia dei lupi o classici fantasy come Stardust, ma neanche di propinarci un fumettone romance per teenager spacciandolo per chissà quale intrigante rilettura.

Note di produzione: nel cast anche la veterana Julie Christie e tra i produttori figura l’attore Leonardo DiCaprio.