Via col vento, recensione

Siamo nel Sud degli Stati Uniti è il 1861 e la volitiva ed egocentrica Rossella O’Hara (Vivien Leigh), figlia maggiore di un’agiata famiglia di possidenti terrieri, scopre che l’uomo di cui è perdutamente innamorata, Ashley Wilkes (Leslie Howard) sta per annunciare durante un ricevimento l’intenzione di voler convolare a nozze con sua cugina Melania Hamilton (Olivia de Havilland). Rossella non intende rinunciare al suo amore e dopo aver dichiarato i suoi sentimenti ad Ashley, proprio durante il ricevimento non mancherà di crear scompiglio tra gli invitati. Nel frattempo, mentre sulla nazione incombe la Guerra di secessione, Rossella fa la conoscenza del cinico avventuriero Rhett Butler (Clark Gable) che non nasconde la sua ferma opposizione ad uno scontro con gli stati nordisti consapevole della loro superiorità militare, ma queste sue idee lo porranno in cattiva luce agli occhi dei fautori del conflitto. Frattanto Rossella, sentendosi rifiutata per l’ennesima volta da Ashley, in un’impeto di rabbia accetterà la proposta di matrimonio di Charles Hamilton (Rand Brooks), mentre all’orizzonte la guerra si fa sempre più vicina…

Via col vento è un sontuoso affresco storico a sfondo bellico, tra melò e romance che ha segnato indelebilmente la storia del cinema, un iconico monolite di una Hollywood da kolossal dove divi d’altri tempi restano intonsi rappresentanti di un cinema a misura di spettatore, dove il romanticismo ha più che mai sapore e spessore letterario.

Il regista Victor Fleming confeziona un altro classico senza tempo dopo l’avventuroso Capitani coraggiosi ed il fiabesco Il mago di oz, un veterano che ha visto porre le fondamenta di quella che sarebbe divenatata la Fabbrica dei sogni e in questo caso la sua regia segna un’altra tappa fondamentale nell’immaginifico in celluloide, supportato da due fascinosi e carismatici protagonisti come Vivien Leigh e Clark Gable capaci di incarnare due icone romantiche a loro modo anticonvenzionali nell’approcciare i sentimenti, storica la frase “Francamente, me ne infischio” pronunciata da Gable e ormai di fatto entrata nel vocabolario cinefilo di ogni appassionato, cultore e fan della Settima arte a cui fa da contrappunto lo speranzoso “Dopotutto, domani è un altro giorno” pronunciato da Vivien Leigh nel finale del film, mentre sullo sfondo monta poderosa su un cielo al tramonto la memorabile colonna sonora di Max Steiner il cui tema principale è  ormai entrato nella leggenda.

Note di produzione: il film è stato prodotto nel 1939 da David O. Selznick per la Metro-Goldwyn-Mayer. La sceneggiatura di Sidney Howard è basata sull’omonimo romanzo di Margaret Mitchell vincitore del premio Pulitzer nel 1937. Gary Cooper rifiutò il ruolo di Rhett Butler affermando che il film sarebbe stato un flop di proporzioni colossali. Il film costato all’epoca poco meno di 4 milioni di dollari è ad oggi, calcolando l’inflazione, il film che ha incassato di più nella storia del cinema. Via col vento ha vinto 8 premi Oscar su 13 candidature: Miglior film, Migliore regia, Miglior attrice, Miglior attrice non protagonista, Migliore sceneggiatura non originale, Migliore fotografia, Migliore scenografia, Miglior montaggio.