Un’estate da giganti, recensione

Zak (Zacharie Chasseriaud) e Seth (Martin Nissen) sono due fratelli adolescenti che si ritrovano a trascorrere un’estate da soli nella casa del nonno passato a miglior vita. I genitori sono troppo indaffarati per raggiungerli e così la coppia di ragazzini insieme all’amico e coetaneo Dany (Paul Bartel) cerca di godersi il più possibile la libertà, finendo in poco tempo i soldi a disposizione andati quasi tutti nelle tasche di un locale spacciatore di marijuana.

I tre messi alle strette saranno costretti così ad arrangiarsi con incursioni nella cantina di un vicino di casa per trovare qualcosa da mettere sotto i denti, mentre tra una bravata e l’altra esplorano i dintorni immersi in un sospeso paesaggio bucolico.

Un’estate da giganti è un dramma a sfondo adolescenziale che sfrutta tutti gli stilemi tipici del racconto di formazione, ammiccando a classici come Stand By Me e potendo fruire di un terzetto di talentuosi e spontanei protagonisti, le cui bravate sono intervallate da una digressione naturalistica che il regista belga Bouli Lanners (Eldorado) trasforma in una bucolica cornice visiva (magnifica la fotografia di  Jean-Paul De Zaeytijd), che fa da contrappunto ad una ben marcata nota di malinconia che attraversa l’intera pellicola.

Attenzione però agli adolescenti di Lanners, nonostante una nota romantica di fondo, sono in realtà ragazzini allo sbando, le cui famiglie latitanti e in qualche caso violente li portano a sopravvivere in una sorta di folleggiante anarchia, il terzetto fuma spinelli, usa armi da fuoco anche se solo per gioco, guida senza patente, per rimediare qualche soldo affitta la casa del nonno defunto ad uno spacciatore e ne vende tutto il mobilio, senza contare qualche furtarello e violazione di domicilio, insomma non proprio esempi da seguire, ma comunque dotati di un indubbio fascino alla Tom Sawyer, ma in una anarcoide salsa moderna.

La bravura di Lanners è nel veicolare questi contenuti in qualche misura politicamente scorretti con un tocco sorprendentemente lieve che si focalizza sull’adolescenza come romantica deriva della coscienza e l’amicizia pura e senza compromessi che solo quell’età sa regalare, così ci si ritrova a seguire con una certa nostalgia le avventure e disavventure di questo terzetto di ragazzini privi di freni, avulsi da qualsiasi senso di responsabilità e circondati da adulti perlopiù grotteschi, figure genitoriali evanescenti e l’età adulta che presto toglierà loro tutta quella spensieratezza e quell’impavida incoscienza di vivere.

Nelle sale dal 31 ottobre 2012

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Note di produzione:il film è una co-produzione Belgio / Francia / Lussemburgo premiata al Festival di Cannes 2011; la colonna sonora originale è della band Indie Rock dei The Bony King of Nowhere

Come è nato “Un’estate da giganti”?:

Volevo raccontare la storia di due fratelli che si prendono cura l’uno dell’altro, ai margini  della società e lontano dalla città. L’idea che dovessero essere due giovani adolescenti è stata  una scelta quasi obbligata, perché volevo parlare di quel periodo della vita in cui, trascinati da un desiderio di libertà e di cambiamento, tutto sembra possibile, anche se il confronto con il  mondo degli adulti è spesso duro. [Bouli Lanners]