Un microfono per due, recensione

locandina (500 x 714)

Marc Pease (Jason Schwartzman) otto anni dopo aver terminato il liceo si trova con un lavoro da autista di limousine, una ragazza di diciotto anni, un gruppo musicale formato con i suoi vecchi compagni di liceo che nel corso degli anni è andato sfaldandosi e una casa lasciatagli in eredità dalla nonna, che Marc intende vendere per investire tutto in una demo che dovrebbe produrre il suo ex-insegnante di musica al liceo, l’egocentrico Mr Gribble (Ben Stiller).

Quello che Marc proprio non riesce a comprendere pienamente è che è giunto il momento per lui di crescere e andare avanti, il suo vecchio insegnante da lui idolatrato oltre ad avergli insidiato la ragazza lo odia per avergli rovinato con un attacco di panico l’allestimento de Il mago di Oz, musical che ogni fine anno scolastico lo zelante mr. Gribble mette in scena come se dovesse affrontare una prima a Broadway.

I due nonostante Gribble tenti di sfuggire si confronteranno proprio durante la famigerata serata della prima, in cui tutti i nodi verranno la pettine, la verità verrà a galla e anche Gribble che darà del fallito al suo ex-allievo capirà forse che il vero fallito in fondo è lui, incapace di fare il suo lavoro d’insegnante troppo occupato con il suo ego e un carisma da piazzista con il quale incanta solo gli ingenui studenti e qualche genitore, regnando sul suo piccolo palcoscenico di cartapesta con tanto di corona di latta.

Davvero opaco e privo di mordente il nuovo film di Ben Stiller, stavolta ci si allontana a grandi passi dal family-movie e dalla comedy-demenziale per affrontare un impervio percorso tra il racconto di formazione, il musical a sfondo scolastico e il dramedy formato televisivo, anche se qui il confronto in realtà è tra due adulti con una sindrome di Peter Pan cronica che rende entrambi i protagonisti tristemente anacronistici.

Un microfono per due mette in campo una regia piatta e non imbecca una battuta, Stiller in cerca di un registro e impegnato a contenersi resta sfocato sullo sfondo di una sceneggiatura che non reggerebbe il confronto con una sola puntata del serial tv Glee, Schwartzman ce la mette tutta, ma il suo personaggio riesce solo a far tenerezza e neanche nel finale in cui i due Peter Pan si incontrano e scontrano sul viale del fallimento rinfacciato e in cui si poteva osare qualcosa di più, tutto finisce invece a tarallucci e vino, con un numero musicale imbarazzante e un assolo sui titoli di coda quasi liberatorio.