Tutti per uno, recensione

Siamo nel 2067 ed ascoltiamo un’anziana donna cecena di nome Milana ricordare il periodo in cui lei appena adolescente e la sua famiglia approdarono in Francia come clandestini, un momento della sua infanzia che rappresentò per lei il periodo più bello ed intenso della sua vita.

Milana ricorda il suo primo amore, la banda di amici con cui aveva legato e con i quali passava i pomeriggi in un sotterraneo segreto a confezionare DVD di videogames piratati, la famiglia francese che la ospitò quando era a rischio espulsione portandola in vacanza, la polizia che irrompeva in casa dei suoi amici, gli arresti, le proteste ed anche un tragico suicidio.

Scopriremo come Milana e i suoi migliori amici organizzarono un protesta alquanto singolare, raccolti cibi e vettofaglie si rinchiusero in quel sotterraneo tanto familiare sparendo per quattro giorni, mettendo in allarme la polizia e facendo penare non poco i loro genitori, dopo la loro scomparsa solo un biglietto: Ci chiamiamo tutti Milana.

Il regista francese Romain Goupil sceglie di trattare un tema irto di spigolosità come l’immigrazione clandestina, mai così attuale per paesi come la Francia che proprio in questo periodo affronta corpose trasferte di massa dai paesi nordafricani in tumulto e decide di farlo attraverso lo sguardo di un gruppo di ragazzini, che hanno dalla loro tutta l’innata scaltrezza delle nuove generazioni e una visione del mondo a misura di bambino che non conosce mezze misure, ma solo il valore dell’amicizia e della fratellanza, senza restrizioni o legacci che solo l’età adulta purtroppo regala.

Tutti per uno fruisce di un gruppo di giovanissimi interpreti davvero sorprendenti, tutti oltremodo naturali di fronte ad una macchina da presa che dal canto suo cattura l’essenziale, non si diletta in virtuosismi estetici, ma coglie l’essenza di un mondo reale che vive e sopravvive a pochi passi da ognuno di noi, celato nel vicino di casa piuttosto che nel compagno di scuola di nostro figlio.

Romain Goupil ha il dono del narrare in levità e lo mette in mostra lasciando che siano i bambini a trasmettere un messaggio di tolleranza che dovrebbe aiutare tutti a riflettere e lo fa senza derive politicamente insidiose, ne tantomeno con la retorica di cui spesso vengono infarciti tanti film che sbandierano messaggi e spessore a buon mercato, un film semplice nel suo regalare frammenti di tenerezza e candore tipici dell’infanzia, che è sempre un piacere poter ricordare anche se con un pò di malinconia.

Nelle sale a partire dal 1° giugno 2011

Note di produzione: nel cast l’attrice italiana naturalizzata francese Valeria Bruni Tedeschi, sorella di Carla Bruni, attuale moglie del presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy Carla Bruni e vista di recente in Baciami ancora di Gabriele Muccino.