Troppo forte, recensione

Oscar Pettinari (Carlo Verdone) è un’aspirante attore e stuntman che vive alla periferia di Roma e che frequenta assiduamente gli studi di Cinecittà con la speranza di imbroccare il film e magari il produttore giusto, che gli permettano finalmente di realizzare il suo sogno, che è quello di emulare i suoi eroi di film d’azione preferiti. Tra un sogno e l’altro Oscar fantastica su un futuro da star hollywoodiana creandosi un piccolo seguito tra i ragazzi del suo stesso quartiere, fino a quando non incontra l’eccentrico avvocato Giangiacomo Pigna Corelli Inselci (Alberto Sordi) proprio dopo essere stato scartato ad un provino da un produttore americano, che aveva sottolineato quanto la sua faccia da bamboccione fosse inadatta al ruolo da duro che stava cercando.

Oscar è demoralizzato, quella era l’occasione di una vita e così in cerca di riscatto si lascia convincere dall’avvocato Inselci ad inscenare un incidente stradale con l’intenzione di incastrare il produttore americano e carpirgli un salato indennizzo e perchè no, anche un bel contratto per un film d’azione da girare oltreoceano da protagonista assoluto.

Chiaramente la truffa architettata dai due non funzionerà come previsto, un pò perchè Oscar come stuntman è una vera frana, un pò perchè alla guida dell’auto non c’era il produttore, ma una sua attrice e infine perche lo strambo avvocato ad un certo punto sparirà misteriosamente dalla circolazione e Oscar una volta rintracciatolo scoprirà la triste verità sul presunto principe del foro.

Sesta regia per Carlo Verdone che omaggia il memorabile Nando Mericoni di Un americano a Roma attualizzandolo e soprattutto personalizzandolo con tutti i tic che hanno reso famosi alcuni dei personaggi dei suoi esordi e ospitando nel cast proprio quell’Alberto Sordi icona della commedia all’italiana sua prima fonte di ispirazione.

Grazie ad alcune gag ben congegnate, un personaggio che ancora mantiene una genuinità di fondo capace di strappare più di qualche gustosa risata e l’Albertone nazionale che resta un valore aggiunto a prescindere, Troppo forte si piazza tra i film più divertenti del Verdone comico tout-court, di certo non siamo all’altezza degli esordi, ma senza dubbio una spanna sopra alcuni recenti tentativi sconfinati oltre il parodistico, come il poco efficace Gallo Cedrone e il disastroso Grande, Grosso e Verdone.

Note di produzione: la parte dell’avoccato in origine era stata concepita per l’attore Leopoldo Trieste, nel film compare l’aattore feticcio di Verdone il veterano Mario Brega, la scana del flipper è quasi interamente frutto di improvvisazione.