This Must Be the Place, recensione

Cheyenne (Sean Penn) è un’ex-rockstar di mezz’età ritiratosi da anni dalle scene e dalla vita pubblica, che vive in una sorta di languida solitudine auto-imposta insieme alla sua compagna Jane (Frances McDormand) in una grande villa di Dublino, da dove vede scivolare via la sua vita, afflitto da una depressione mista a noia di vivere che condivide con un logorroico amico che si professa playboy e una sua giovane fan che sta passando un periodo molto difficile. La vita di Cheyenne però si troverà di fronte ad un’inaspettata svolta che nascerà dalla recente morte del padre e dal viaggio per partecipare al suo funerale, un’occasione per l’uomo di scoprire la lunga ricerca che il padre aveva dedicato ad un criminale nazista incontrato quando era prigioniero in un campo di concetramento, con la possibilità di trasformare questo viaggio in una sorta di catartica vendetta verso l’aguzzino di una sbiadita e rimpianta figura paterna, aguzzino che si scoprirà ancora in vita e la cui morte, per mano di Cheyenne, potrebbe in qualche modo riconciliarlo con il ricordo di suo padre.

Quinto film per Paolo Sorrentino e prima pellicola internazionale per il regista de Il Divo, che per questo insolito road-movie sfodera una regia elegante e sempre pronta a supportare un memorabile Sean Penn, capace dal canto suo di trasformare un personaggio all’insegna dello stralunato, facile ad una deriva macchiettistica, in una sorta di surreale clown triste dalle infinite e malinconiche sfumature, i cui tic, stramberie e interlocutori silenzi mettono in scena il repertorio, musicalmente e metaforicamente parlando, di una vita vissuta da iconica cover alla ricerca del pezzo giusto capace di cambiarti la vita, in questo caso capace di darle una scossa ed un nuovo ed inaspettato riavvio.

This Must Be the Place è una gradita sorpresa e un’ulteriore conferma del talento di un regista che ad una tecnica di altissimo profilo, miscela una spiccata sensibilità nel dare un’evocativa cornice emotiva a location, dialoghi e volti e in questo caso particolarmente fortunato nell’avere un contrappunto autoironico come Penn che si ritaglia un personaggio che lascia davvero il segno.

Note di produzione: il film presentato in concorso al Festival di Cannes 2011 è stato co-prodotto da Andrea Occhipinti e Medusa. Il titolo This Must Be the Place è un tributo all’omonima canzone dei Talking Heads.