The Son of No One, recensione in anteprima

Jonathan White (Channing Tatum) è un giovane poliziotto di New York che combatte quotidianamente con la malattia della figlioletta di cinque anni, una moglie stressata che vorrebbe più supporto da parte sua e un recente trasferimento che ha reso i rapporti con la moglie ancor più tesi. In realtà i problemi di White non si limitano solo alla sua famiglia, perchè il distretto in cui è stato appena trasferito è quello del suo vecchio quartiere dove viveva da ragazzino con sua nonna, dopo la morte del padre anch’egli poliziotto. Quei casermoni di cemento tutti uguali che raccoglievano disagio, povertà e criminalità lo hanno visto ancora ragazzino coinvolto, con il suo migliore amico Vinnie (Tracy Morgan) in un duplice omicidio. Sono passati molti anni da quell’episodio, ma ora una giornalista, alcune lettere anonime e una serie di strane telefonate riporteranno White nel bel mezzo di quell’incubo, qualcuno sa cosa accadde, sa che qualcuno insabbiò il caso per proteggerlo e adesso ha intenzione di raccontare tutto e White si troverà a dover difendere la sua vita, il suo lavoro e la sua famiglia con tutti i mezzi necessari.

Dopo il sorprendente esordio di Guida per riconoscere i tuoi santi e il successivo Fighting, suggestivo dramma tra il Rocky di Stallone e il Lionheart di Van Damme, il regista Dito Montiel per la sua terza prova su grande schermo torna a collaborare con Channing Tatum, protagonista proprio del citato Fighting, adattando un suo romanzo e confezionando un solido dramma poliziesco a tinte crime, un pò alla Copland tanto per intenderci costruendo una buona tensione, sfruttando appieno un Tatum in crescita, sembra che il ragazzone di Step Up stia cercando di affinare il suo registro drammatico e fruendo infine di un cast di supporto che vede coinvolti un paio di veterani di alto profilo come Ray Liotta e Al Pacino.

The Son of No One non è un action e vista la forte impronta autorale i patiti dell’azione frenetica o del poliziesco alla Arma letale sono avvertiti, per tutti gli altri il film di Montiel mette ancora in luce la sua notevole capacità di ibridare il cinema d’autore con l’intrattenimento di spessore che Montiel sino ad ora ha ampiamente dimostrato di saper gestire con notevole efficacia, a questo si somma una notevole maestria nella direzione degli attori, un doveroso plauso va ai due giovanissimi e talentuosi protagonisti dei flashback che costellano il film, le cui performance lasciano davvero il segno.

Note di produzione: nel cast del film, costato 15 milioni di dollari e transitato al Sundance Film Festival 2011, figurano anche le attrici Katie Holmes e Juliette Binoche.