The Order, recensione

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Rudy Cafmayer (Jean-Claude Van Damme) è un avventuriero a cui piace vivere pericolosamente, il suo lavoro consiste nel recuperare oggetti preziosi e reliquie in giro per il mondo, e lo fa senza alcun dubbio con un certo stile.

Dopo alcuni colpi ben riusciti, di cui uno ai danni della mafia russa, Rudy si reca a New York a far visita al padre Oscar, un eminente archeologo che gli confessa di aver fatto una grande scoperta, un antico, e sinora creduto perduto, manufatto mistico, un papiro che contiene l’ultimo capitolo di un antico manoscritto, il Fazar, un testo sacro di una potente e oscura setta segreta, l’Ordine dell’Unità Divina.

Il giorno seguente Rudy riceve una preoccupante telefonata del padre che gli chiede di raggiungerlo in Israele, Oscar sembra molto spaventato e confessa al figlio di trovarsi in grossi guai.

Cosi Rudy lo raggiunge a Tel Aviv, qui comincerà la ricerca del padre che nel frattempo sembra scomparso nel nulla, ricerca che lo porterà a scontrarsi con una fazione deviata della famigerata setta, che capeggiata dal malvagio Cyrus ha in mente di colpire il tempio di Gerusalemme, e per non farsi mancare nulla, anche una bella Apocalisse, ma prima di riuscire nel suo intento dovrà vedersela con il determinato e alquanto manesco Rudy.

Il regista Sheldon Lettich, che con Van Damme ha girato i discreti Double Impact e Lionheart, torna a dirigere l’attore in questo direct-to-video che vede la partecipazione speciale del grande Charlton Heston.

Lo script  cerca di nascondere malamente un mediocre film action dietro ad una serie di ammiccamenti avventurosi alla Indiana Jones, il che potebbe anche essere interessante considerando la suggestiva location mediorientale, se non fosse che alla fine tutto si riduce ad una serie di inseguimenti, scazzottate e pestaggio finale, intervallati da una trama alquanto sconclusionata che non fa che rallentare inesorabilmente il ritmo del film.

Già nel 1994 Chuck Norris aveva tentato una carta del genere miscelando horror, archeologia, poliziesco e action nel pasticciatissimo Hellbound-all’inferno e ritorno, qui le cose vanno decisamente meglio, ma la trama risulta troppo ibrida per dare un risultato quantomeno soddisfacente.