The Green Hornet 3D, recensione

Britt Reid (Seth Rogen) è il tipico prodotto di un padre ricco, severo ed anaffettivo che sin da piccolo sviluppa un rancore verso una figura paterna incapace di dimostragli il minimo sindacale di comprensione, trasformandolo di conseguenza in un adulto immaturo che tra una sbronza e l’altra cerca attenzione finendo di continuo sulle pagine dello stesso quotidiano di proprietà del genitore, diventando protagonista di imbarazzanti articoli scandalistici.

La morte del padre però innescherà in Britt l’inizio di un cambiamento che condividerà con uno degli impiegati del padre, il meccanico campione di kung-fu e cappuccino Kato (Jay Chou) che dimostrerà oltre ad un talento per le arti marziali, anche sorprendenti doti tecniche che gli permettono di progettare e costruire strepitosi optional che trasformano il parco macchine di casa Reid in letali meraviglie su quattro ruote.

Dopo l’ennesima sbronza, stavolta in compagnia di Kato, Reid decide di vendicarsi del padre sfogandosi sulla statua eretta in memoria del genitore proprio in occasione della sua morte ed è proprio in quel parco, in piena notte che i due salvano una coppia aggredita da un gruppo di teppisti, salvataggio che farà balenare l’idea a Reid di trasformarsi, insieme all’amico e spalla Kato, in una coppia di vigilantes mascherati.

Reid diventerà così The Green Hornet e insieme al fidato partner inizierà una guerra al crimine, utilizzando il giornale ereditato dal padre per portare le gesta del Calabrone Verde all’attenzione dell’opinione pubblica, attirando su di se le ire di un ambiguo ed ambizioso procuratore distrettuale e del boss della città, lo spietato Benjamin Chudnofsky (Christoph Waltz).

Per riportare su grande schermo uno dei primi supereroi mascherati conosciuto dal grande pubblico grazie ad una serie tv anni ’60 prodotta in concomitanza con il Batman pop ed ipercolorato di Simon West, la Columbia recluta un giovane talento francese proveniente dal mondo della pubblicità e dei videoclip musicali, quel Michel Gondry vincitore di un  premio Oscar per il  surreale romance Se mi lasci ti cancello con Jim Carrey e autore della spassosa comedy cinefila Be kind rewind con Jack Black.

Mai scelta fu più azzeccata perchè l’intrigante impronta visiva patinata e l’indole comedy di Gondry mettono in scena un cinecomic decisamente alternativo che fa il paio con il caustico ed iperviolento Kick Ass di Matthew Vaughn, spingendo però l’acceleratore sul lato più easy e divertente del contesto e del personaggio originale, smussando la necessaria violenza quel tanto che basta per renderlo un prodotto fruibile da un pubblico il più variegato possibile e  puntando su un oculato casting che vede un Seth Rogen più misurato del solito, ma non per questo meno efficace, un atletico Jay Chou al suo debutto americano e l’attore austriaco Christoph Waltz premio Oscar per Bastardi senza gloria e qui di nuovo nel ruolo di villain.

The Green Hornet a parte un 3D davvero discutibile non deluderà chi cerca un film che regali risate, action e disimpegno all’ennesima potenza, ma attenzione perchè spacconate e figuracce a prescindere, anche il supereroe senza superpoteri di Rogen si inserisce a suo modo nella schiera di problematici supereroi di ultima generazione sfoggiando una notevole sfilza di superproblemi, come un ego smisurato, una sindrome cronica da bamboccione e una super-spalla che dovrebbe essere l’eroe.

Note di produzione: il personaggio del Calabrone verde creato per una trasmissione radiofonica è al suo secondo passaggio su grande schermo dopo un serial cinematografico anni ’40, il ruolo di Kato nella successiva serie tv anni ’60 fu ricoperto da Bruce Lee, il tema musicale della serie tv è citato da Tarantino nel primo volume di Kill Bill.