Stregata dalla luna, recensione

Loretta Castorini (Cher) è una vedova che si avvicina ai fatidici anta, figlia unica di una famiglia italoamericana di New York accetta prima la corte e in seguito la proposta di nozze di Johnny Cammareri (Danny Aiello) che però dovrà partire in fretta e furia per Palermo, dove si trova l’anziana madre in procinto di passare a miglior vita. Prima di partire Johnny chiede a Loretta di telefonare al fratello Ronny (Nicolas Cage) con cui non ha contatti da cinque anni a causa di una brutta lite e gli chiede di invitarlo al matrimonio. Loretta per far felice il suo futuro marito farà di più, incontrerà di persona Ronny, ma tra i due scoccherà la scintilla di una travolgente passione. Così Loretta ad un mese dalle nozze si troverà confusa e innamorata di fronte ad una scelta, meglio la sicurezza di un matrimonio solido, ma senza amore con Johnny o l’insicurezza e la passione provate per un giovane e romantico panettiere che ama l’opera e che la guarda come se fosse la più bella e desiderabile donna del mondo?

Il regista e produttore Norman Jewison, un veterano del cinema di genere made in Hollywood, suoi classici come La calda notte dell’ispettore Tibbs, Rollerball e Jesus Christ Superstar, si cimenta con una classica comedy romance in cui tutti i crismi dell’immaginario italoamericano da grande schermo, che per una volta non includono il volto imbolsito di un malavitoso in doppiopetto, esplorano la passione amorosa e la famiglia in una sofisticata e godibile connotazione romantica, mai stucchevole supportata da un cast femminile che spicca per partecipazione, con una Cher che conferma un talento innato e un’Olimpia Dukakis che ruba la scena a tutto il corposo cast maschile.

Intendiamoci Stregata dalla luna mantiene in se tutti i connotati di un’italianità sognata, costruita e radicata nel passato del nostro paese, idealizzato da comunità di emigranti che in terra straniera hanno saputo mantenere fieramente forti le proprie radici, per questo nel film di Jewison non mancano una colonna sonora che passa con nonchalance dall’opera lirica all’ormai iconico That’s amore di Dean Martin, il cibo che funge da legame e ideale fil rouge di colori e suggestioni e tradizioni culinarie, senza dimenticare corna, malasorte e la luna, quest’ultima simbolo di romanticismo per antonomasia capace di misteriosi incantesimi che stregano e legano cuori, ma anche di illuminare e regalare un po’ di magia ad una New York dai fiabeschi scorci notturni.

Note di produzione: il film ha vinto tre premi Oscar, miglior attrice protagonista (Cher), miglior attrice non protagonista (Olimpia Dukakis) e miglior sceneggiatura John Patrick Shanley.