Soluzione estrema, recensione

In quel di San Francisco il detective della polizia Frank Conner (Andy Garcia) si trova ad intraprendere  una corsa contro il tempo per reperire un donatore compatibile di midollo osseo per suo figlio Matt malato di leucemia. In preda alla disperazione Conner cerca di sfruttare i terminali del quartier generale dell’FBI trovando una corrispondenza perfetta, ma il miracolo si trasfomerà ben presto in un incubo, perchè quel donatore è Peter McCabe (Michael Keaton), un violento sociopatico pluriomicida che sta scontando l’ergastolo. Interpellato in un primo momento McCabe non sembra affatto interessato ad aiutare Conner, ma cambia idea dopo aver pianificato un’evasione.

Stretto l’accordo Conner, insieme al capitano Cassidy e al medico di Matt, il Dr. Hawkins, prepara McCabe al trasferimento in ospedale per il trapianto. A McCabe verrà dato un sedativo che però si rivelerà inutile, così che il criminale riuscirà a liberarsi e a fuggire per ritrovarsi sotto tiro e con un poliziotto in ostaggio. Conner è disperato, sa che se l’uomo morirà il suo midollo diventerà inutilizzabile, il che significherebbe condannare a morte il figlio…

Piuttosto intriganti le premesse di questo thriller firmato da Barbet Schroeder, regista franco-svizzero che nel 1995 ha diretto anche l’ottimo Il bacio della morte con Nicolas Cage e David Caruso. L’idea del confine etico e morale messo alla prova di fronte alla disperazione di un padre regala qualche interessante spunto di riflessione, bravi anche i due protagonsiti, un luciferino Michael Keaton freddo come il ghiaccio in un ruolo alla Hannibal Lecter e un Andy Garcia piuttosto credibile nel ruolo del padre devastato dalla propria coscienza di genitore.

In Soluzione estrema però c’è qualcosa che non funziona come dovrebbe, bravo il regista, ma piuttosto didascalico nel mettere in scena le dinamiche tra i due protagonisti, che risentono parecchio di personaggi delineati sulla carta in maniera troppo prevedibile come prevedibili e a tratti poco realistiche le azioni che intraprendono, ognuno su un lato opposto di quella barricata che presto dovranno condividere, insomma ci troviamo di fronte ad un discreto thriller che avrebbe potuto puntare al memorabile, ma che invece finisce per assestarsi sul godibile.

Note di produzione: il regista Barbet Schroeder ha recentemente diretto un episodio della pluripremiata serie Mad Men, il film ha anche fruito di un remake made in Bollywood dal titolo Jung.